Giovani e lavoro, Severgnini ne parla al Bo

Mentre il dibattito politico divampa sul tema del lavoro, considerato un’emergenza, alla luce anche degli ultimi dati Istat che danno la disoccupazione giovanile oltre il 40 per cento, Aidda, l’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda, delegazione Veneto e Trentino Alto Adige, presieduta da Marisa Bano Roncato, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali Marco Fanno dell’Università di Padova, si fa promotrice di un incontro dal titolo «Idee di oggi per il lavoro di domani. Uno sguardo al futuro tra manifatturiero, tecnologia e nuove professionalità». Il convegno, con ingresso libero su prenotazione, si svolgerà a Padova, Aula Magna di Palazzo Bo, giovedì 30 gennaio, a partire dalle 16. Alcuni dei temi: che futuro possiamo immaginare per il lavoro in Italia? Esiste ancora il Made in Italy? Chi sono i nuovi “makers”? Come va reinterpretata la sfida tecnologica in chiave italiana? I giovani sono un fattore strategico per il rilancio delle imprese? Sarà chiamato ad aprire il dialogo su questi temi cruciali per stimolare la riflessione e il confronto fra le imprenditrici e gli studenti il giornalista Beppe Severgnini. Il dibattito sarà poi animato dagli interventi di Marco Bettiol, docente di Internet Marketing, di Mariacristina Gribaudi, amministratrice unica di Keyline. «I nostri ragazzi hanno di fronte una prova», spiega Beppe Severgnini, «È una prova difficile: lo dimostrano i numeri della disoccupazione, i tempi di attesa, le difficoltà legislative e burocratiche, l'economia asfittica. Per superarla ci vogliono talento e tenacia, tempismo e tecnica, tolleranza e tenerezza: le soluzioni spesso vanno intuite e immaginate, non sono pronte sullo scaffale della politica, dell'accademia o dei media. Il compito di amministratori e datori di lavoro non è facile. Neppure quello degli insegnanti, i minatori di talento nazionale: devono scoprirlo dentro ogni ragazzo, perché esiste. Ma talento e tenacia, tempismo e tecnica, tolleranza e tenerezza non bastano. Occorre testa. È necessario pensare oggi le soluzioni di domani. L’Italia è un Paese radicalmente mutato, in questo XXI secolo: pieno di complessità e di insidie, ma anche di possibilità».
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