Giurisprudenza, gli studenti approvano la “rivoluzione”

Padova. Si va verso un biennio uguale per tutti e un triennio di specializzazione. «Noi chiediamo anche di rivedere le modalità degli esami e il “peso” dei crediti» 

PADOVA. C’è ancora molto da lavorare ma già il fatto che, per la prima volta, la granitica Scuola di Giurisprudenza si sia messa in discussione e progetti il rilancio, visto il crollo delle immatricolazioni, è una conquista. E in più una parte delle novità contenute nel progetto che sta mettendo a punto la commissione composta dai docenti di Giurisprudenza e capeggiata dal rettore, incontra quelle che erano, da lungo tempo, le richieste degli studenti. È un giudizio dunque positivo quello espresso dall’Unione degli Studenti (Udu) di Padova, che nell’ultimo periodo ha strettamente monitorato la (precaria) situazione dei corsi di Giurisprudenza del Bo.

Le novità

Attualmente non c’è nulla di deciso, ma la proposta è quella di avviare un biennio unico e poi un triennio “specializzante” in cui gli studenti possono modulare il proprio piano di studi favorendo alcuni specifici settori di studio. Al quinto anno, poi, saranno inseriti per la prima volta dei corsi di natura pratica.

Necessità

A far smuovere i professori non è solo la voglia di rinnovamento, ma anche una necessità pratica: le immatricolazioni sono calate del 70% in dieci anni e se l’andamento non si inverte il numero di professori risulterà eccessivamente sproporzionato per il numero di iscritti. Questo avrà delle conseguenze sia in termini economici (meno studenti significa meno fondi ministeriali per pagare i docenti) sia pratici (se i professori sono troppi, vanno ricollocati). «Questo, ovviamente, riguarda i professori e non noi», precisa subito Virginia Libero, studentessa di Giurisprudenza e rappresentante degli studenti in Senato accademico, «ma la possibile riforma ci coinvolge e facciamo parte della commissione che se ne sta occupando. Ci sono diversi punti che vediamo con favore: il triennio “specialistico”, ad esempio, è una bella novità. Il biennio unico permette di cementare le basi, così al terzo anno uno studente è ormai pronto per scegliere una materia da approfondire. Interessanti anche quelle che i professori hanno chiamato “cliniche”: corsi che prevedono una parte pratica, ad esempio la creazione di un contraddittorio in aula, con un magistrato che dà un giudizio dopo avere analizzato un caso. Avevamo chiesto anche di poter svolgere questa parte pratica fuori dall’ateneo, ad esempio al fianco degli Avvocati di strada o offrendo assistenza legale ad altre associazioni, ma al momento la proposta è stata bocciata».

In discussione

Alcuni punti molto importanti sono invece ancora in discussione: «Il nostro primo obiettivo», continua Libero, «è la riorganizzazione del manifesto degli studi, con la ricollocazione degli esami anno per anno. Un alto punto per noi fondamentale è la modalità d’esame: attualmente la maggior parte delle materie prevede prima uno scritto, e due orali, con l’assistente e il professore. Una trafila infinita, e non è un caso se il numero di laureati in corso, a Giurisprudenza, è intorno al 7%. Abbiamo presentato una lista di esami specificando, uno per uno, se secondo noi è meglio affrontarlo con una prova scritta o orale. Va da sé che, per il tipo di professione a cui prepara la nostra Scuola, l’orale è privilegiato, ma abbiamo cercato di variare le modalità a seconda del tema e dell’uso consolidato in altri atenei. Per quanto riguarda i crediti, il “peso” dei singoli esami è sproporzionato rispetto all’impegno richiesto per prepararlo, ma questo è un annoso problema di cui dovrà occuparsi soprattutto il Ministero». —

Silvia Quaranta
 

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