Gli orsi della luna dalla crudeltà al lieto fine

PADOVA. “Where's my tomorrow?”.
Per fortuna il tuo domani è ormai al sicuro, cara Zot. Il tuo futuro e quello di moltissimi altri orsi della luna. Chiamati così perché la loro folta pelliccia bruna lascia spazio a una mezzaluna bianca sul torace, caratteristica questa che rende assolutamente unico il manto del nobile orso tibetano. Una specie dichiarata a rischio di estinzione, diffusa in Afghanistan, Pakistan, India, Nepal, Thailandia. E purtroppo anche in Laos, Vietnam, Corea e Cina dove sorgono le "fattorie della bile".
In queste fattorie gli orsi, dopo essere stati catturati con trappole che ne causano spesso terribili mutilazioni, vengono ingabbiati in celle piccolissime dove i loro arti vengono irrimediabilmente atrofizzati. Per impedire agli orsi di autoledersi o di suicidarsi, come purtroppo spesso avviene, vengono strappati loro gli artigli e i denti.
La gabbia deve impedire qualsiasi movimento perché a questi animali viene conficcato un tubo di metallo nella cistifellea, un rudimentale catetere – fonte di tumori e infezioni – che consente l'estrazione della bile. E la bile è usata dalla medicina tradizionale cinese per preparare shampoo, cosmetici e altri prodotti di bellezza. Oggi questa pratica è del tutto superflua e la bile è assolutamente rimpiazzabile con altri più semplici e innocui prodotti di erboristeria, che non implicano torture agli aninali e danno al consumatore prodotti sicuri.
"Cuori sulla terra. Belli senza crudeltà", l'importante mostra organizzata dall'assessorato alla cultura del Comune di Padova, fortemente promossa da Mirella Cisotto Nalon che da anni si batte in prima linea contro la violenza sugli animali, non poteva esimersi dall'ospitare, nell'importante rassegna di eventi collaterali alla mostra e che coinvolge numerose personalità scientifiche attorno sul dibattito che ruota attorno al titolo della mostra, il documentario “Where's my tomorrow?” di Giulietta Revel. Una testimonianza positiva e che usa un linguaggio divulgativo adatto alla visione anche da parte di un pubblico di bambini.
Revel, attrice regista e testimonial di Animals Asia Foundation (Aaf), unitamente a Irene De Vitti, direttore nazionale dell'Aaf, saranno all'ex Macello di Padova questa sera alle ore 21, serata a ingresso libero, per portare un'importante testimonianza. Che è anche un messaggio di amore, speranza e vittoria.
Sono moltissime la associazioni che si battono per la salvaguardia e la tutela ambientale e contro la violenza sugli animali: il loro impegno è enorme ma i risultati sono spesso difficili da perseguire.
Il documentario di Revel è importante anche per questo. Aaf, nata nel 1998 per porre fine a questa pratica crudele, nel 1999 apre il centro di recupero per gli orsi salvati dalle fattorie della bile. Oggi gli orsi liberati sono più di 280.
Va sottolineato che Aaf combatte la sua battaglia unicamente grazie alle donazioni che, per fortuna, arrivano da tutto il mondo.
Revel, che nel documentario dà la voce – e dà voce – all'orsetta Zot, nel 2010 ha realizzato in Vietnam questo docu- cortometraggio che, acquistato dalla tv vietnamita per la divulgazione ai giovani, ha partecipato al New York Film Festival, è stato in concorso per il Golden Globe e ha ricevuto importante menzione al Premio Afrodite.
«Quando ho saputo di queste fattorie» racconta Revel «sono rimasta assolutamente scioccata. È da qui che mi è venuta voglia di narrare la storia della piccola orsa Zot. Quando l'ho vista la prima volta era in quarantena e aveva degli occhi strazianti. Sono felice di aver potuto raccontare il suo ritorno alla vita”.
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