Gli scontri al derby, indagati 16 ultras

Disordini del 27 gennaio a Vicenza: setacciate le abitazioni, sono in arrivo 21 divieti di entrare allo stadio anche per 8 anni  

Sedici perquisizioni e un mare di reati: “travisamento in occasione di manifestazione sportiva”, “possesso di oggetti atti ad offendere”, “lancio di materiale pericoloso”, “violenza e resistenza a pubblico ufficiale aggravata”, “manifestazioni esteriori del disciolto partito fascista”, “lesioni personali aggravate”. E soprattutto diciannove Daspo in arrivo, alcuni dei quali anche per la durata di otto anni. Il derby Vicenza-Padova del 27 gennaio scorso sarà ricordato soprattutto per questo. Le Digos di Padova e Vicenza hanno ricostruito in poche settimane le violenze, i danneggiamenti e le intemperanze degli ultras biancoscudati in trasferta, tutti più o meno vicini al gruppo Educazione Padovana. Quel sabato, giornata della Memoria per le vittime dell’Olocausto, non si fecero mancare neppure uno striscione antisemita. Ad appenderlo fu Marco Bergamin, figlio dell’ex presidente del Calcio Padova, ancora una volta nei guai.

“Reduci” da Parma

Sì, perché dodici dei diciannove tifosi finiti al centro dell’indagine, sono gli stessi della violenta trasferta a Parma di novembre 2016. Alcuni avevano appena terminato il periodo di lontananza dallo stadio imposto dal Daspo di un anno. E appena ci hanno rimesso piede si sono ripetuti.

Botte subito all’arrivo

Gli investigatori della polizia, guidati dai vicequestori aggiunti Carlo Ferretti e Nevio Di Vincenzo, hanno ricostruito tutte le infrazioni commesse, a partire dall’uscita del pullman dal casello di Vicenza Est. Petardi lanciati contro le forze dell’ordine, poi subito il tentativo di infrangere il cordone di sicurezza della polizia per andare a cercare il contatto con i tifosi vicentini. Gli ultras padovani hanno cercato di farsi largo lanciando pietre, bottiglie, brandendo le aste in legno delle bandiere e sferrando calci e pugni. Un funzionario della Questura di Vicenza si è preso un calcio da Marco Bergamin che gli ha procurato un “trauma contusivo all’emicostato destro con infrazione della nona costola” (20 giorni di prognosi). Un agente del Nucleo cinofili è rimasto ferito da un petardo che gli è esploso addosso e due poliziotti del Reparto mobile sono stati presi a bastonate (15 giorni di prognosi).

Durante il match

Non è andata meglio dentro lo stadio, dove hanno dato libero sfogo a gesti e costi tipici della destra estrema, con fumogeni lanciati sul campo. Infine lo striscione antisemita con il titolo del libro di Primo Levi e sotto il disegno di un uomo, con la maglia del Vicenza, che si mangia un gattino (anche questo attribuito a Bergamin).

Il blitz

Ieri mattina all’alba sono scattate le perquisizioni in casa di sedici persone, quindici padovani e un trevigiano di Oderzo. È stato sequestrato materiale di vario genere: una bandiera nazista (rossa con svastica nera al centro), una biografia di Eric Priebke, un coltello a serramanico, una mazza da baseball, un manganello telescopico, un tirapugni e fumogeni da stadio, oltre agli stendardi del gruppo Educazione Padovana.

I provvedimenti

I Daspo invece coinvolgono ben 19 persone, tra cui anche una donna di 40 anni che va in curva con il compagno. Altri due Daspo, che portano quindi il conteggio finale a 21, sono stati proposti per i due ultras che sabato scorso durante la partita Padova-Teramo hanno scavalcato la recinzione eludendo i controlli e entrando senza pagare.

Il questore

Il questore Paolo Fassari analizza la situazione con la consueta lucidità: «Le responsabilità sono riconducibili alle persone, che hanno nomi e cognomi. Dunque non bisogna generalizzare, sporcando il buon nome di una tifoseria che invece si è sempre comportata bene. Inoltre ci tengo a sottolineare come la risposta celere ed efficace sia stata data certamente grazie agli investigatori delle Questure di Padova e Vicenza, ma anche con il contributo della tecnologia degli impianti di videosorveglianza. Sempre molto preziosi».

e.ferro@mattinopadova.it

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