«Grafica Veneta è coinvolta, ora torni al tavolo»

«Ora c’è una sentenza che mette nero su bianco la responsabilità di Grafica Veneta rispetto alla vicenda dei lavoratori pachistane vittime di caporalato», denunciano Fiom e Cobas che citano riga dopo riga le parole del giudice: «Dall’interrogatorio reso dagli stessi (Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, rispettivamente l’ex amministratore delegato e l’ex responsabile della sicurezza dell’azienda di Trebaseleghe, ndr) Bertan e Pinton riconoscevano la sostanziale fondatezza delle accuse, chiarendo la loro posizione all’interno di Grafica Veneta e specificando il proprio ruolo nella vicenda».
«In altre parole», sottolinea Stefano Pieretti di Adl-Cobas, «viene riconosciuta la fondatezza delle accuse e un coinvolgimento di Grafica Veneta nella vicenda di sfruttamento e caporalato. I responsabili hanno patteggiato sei mesi, commutati in una multa, ma noi continueremo a protestare perché Fabio Franceschi aveva promesso che l’azienda sarebbe tornata a sedersi al tavolo in caso di condanna. Noi ci siamo, lui no. Il risultato è che Franceschi ha raccontato una “balla” a noi e al prefetto, ma soprattutto ai lavoratori».
L’indagine, iniziata a maggio scorso ed esplosa in uno scandalo a luglio, non è dunque ancora conclusa. «Il patteggiamento», spiega Loris Scarpa della Fiom-Cgil, «è un’ammissione di colpa e la sentenza fa un passaggio preciso, dice che ci sono state persone sfruttate e che queste persone erano in situazione di bisogno. A questi lavoratori devono essere garantiti il posto di lavoro con dignitosa retribuzione e risarcimenti per i danni subiti. Annunciamo altre iniziative, una ogni quindici giorni, per tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica sulla vertenza». La sentenza del procedimento penale è solo un capitolo della vicenda, resta infatti aperto quello del risarcimento: in ballo circa 120 mila euro per i dodici pachistani sfruttati, oggi sotto protezione. E poi ci sono ancora ventisette lavoratori di Bm Service che, a vario titolo, sono rimasti coinvolti in questa vicenda.
Al presidio organizzato dai sindacati Fiom-Cgil e Adl-Cobas, c’era anche Rifondazione Comunista con il segretario provinciale Giuseppe Palomba e il segretario regionale Paolo Benvegnù. «Appoggiamo», dicono, «la Fiom e i Cobas nella richiesta di riaprire, proprio sulla base di questa condanna, il tavolo di trattativa e confermiamo la nostra solidarietà, morale e materiale, alla lotta dei lavoratori vittime dello sfruttamento e delle violenze». Resta aperta inoltre la ferita dell’accusa di razzismo a Franceschi per un’intervista a “La Stampa”: «Ha dimostrato totale disprezzo della forza lavoro, al punto da ritenere che non possano parificarsi lavoratori italiani e stranieri», sostengono i sindacalisti, «salvo poi dimenticare che i lavoratori italiani, che oggi lusinga, sono gli stessi che ieri escludeva perché non accettavano le condizioni di sfruttamento proposte». Secondo i sindacati le dichiarazioni di Franceschi andrebbero «sanzionate dalle autorità». —
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