Grimoon, musica contadina che fa impazzire l’Europa

Vivono in una fattoria a Preganziol dove ospitano artisti di tutto il mondo Le loro composizioni e i loro video sono oggetti di culto, il 27 in concerto a Mestre
Di Matteo Marcon

TREVISO. Quando i Grimoon imbracciano i loro strumenti vintage e accendono il videoproiettore mostrano a tutti come sia impercettibile, a volte, il confine tra realtà e fantasia. La musica, con quelle canzoni sussurrate intrise di psichedelia pop e folk radicale, incontra la narrazione cinematica e le creature oniriche dei loro cortometraggi. Suoneranno giovedì 27 giugno all’Estate Village di Parco San Giuliano a Mestre, in una serata che li vede accoppiati ai compagni di etichetta Margareth. Sarà un’occasione in più per scoprire le magie del pop d’avanguardia, del folk contaminato e del post rock più originale.

In particolare il gruppo italo-francese, frutto del sodalizio artistico tra Solenn Le Marchand e il compagno Alberto Stevanato, in questi anni si è spinto in nuovi territori. Sono quelli del cinema-canzone, dove Tim Burton si lascia accompagnare dagli oscuri arpeggi dei Black Heart Procession o dagli Arcade Fire. Anche negli show dal vivo per ogni brano c’è un video, quasi sempre girato con la tecnica dello stop-motion. Grazie questo primato artistico i Grimoon sono diventati un autentico fenomeno nella scena indipendente. La band (formata anche da Erik Ursich al basso, Alberto De Grandis alla chitarra elettrica, Alessandro Fabbro al synth e alla tromba, e Dario Pironi alla batteria) per tutto il 2012 è stata impegnata in un lungo tour attraverso l’Italia e l’Europa per promuovere il suo ultimo disco “Le Deserteur”. «Abbiamo organizzato due tour: una ventina di date in Italia e poi più di quaranta all’estero» racconta Alberto Stevanato «soprattutto Francia, Germania e Inghilterra».

Ma non è una vita da rockstar la loro, anzi. Quello dei Grimoon è un voto coerente e coraggioso verso un nuovo modo di concepire la modernità abbattendo il muro, apparentemente invalicabile, che separa i valori estetici e la vocazione artistica, dalle scelte etiche. Praticano la decrescita felice e vivono in una fattoria didattica immersa nella campagna tra Mestre e Treviso: la Co-house Rio Selva di Preganziol. Tutte le mattine si alzano prestissimo, respirando il profumo della nebbia e osservando i cicli lunari, per coltivare la terra, portare il cibo agli animali. È un luogo appartato, quello dove creano il loro suggestivo immaginario di personaggi in plastilina e dove provano le loro canzoni, ma non un eremo, anzi. La loro casa è uno spazio aperto: offre accoglienza ad artisti da tutto il mondo. Cantanti e musicisti americani, australiani, europei, frutto di una rete di relazioni che Solenn e Alberto hanno coltivato in oltre dieci anni di solida militanza underground, quando sono in tour passano a trovarli.

Nascono così le collaborazioni, le mille influenze che ritroviamo nel lessico musicale dei Grimoon e l’instancabile attivismo che li porta a promuovere oltre all’etichetta Macaco Records anche numerosi eventi, occasioni di ascolto e conoscenza come la rassegna “Wires to”. Poi c’è la sala prove, dove suonano anche i Margareth, e il set dei loro video. Ultimo in ordine di tempo quello realizzato per il compositore veronese Cabeki, “Negazioni che si Negano”, uscito poche settimane fa, dove personaggi diabolici animano un incubo di plastilina in una catena di montaggio musicale. Farebbero già impazzire il pubblico di Pitchfork, i Grimoon, se fossero nati oltreoceano, ma se ne stanno saldamente con i piedi a terra, alimentando da oltre dieci anni il fascino irresistibile della loro musica artigiana e contadina.

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