Guida sotto l’effetto di codeina Assolta perché l’esame è nullo

Un banale slittamento sulla corsia di marcia e lo scontro frontale è stato inevitabile. Poi la corsa in ospedale a bordo dell’ambulanza per i controlli sanitari di rito e l’ordine impartito dalla Polizia locale di sottoporre la guidatrice ai prelievi di sangue e urine. Con il referto di positività alla codeina, è arrivata la mazzatta per una 60enne di Ponte San Nicolò, prima finita sotto inchiesta e poi a processo per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Ieri l’assoluzione piena in punta di diritto: quell’accertamento tecnico era nullo perché la signora non era stata informata della facoltà di farsi assistere da un legale. A difendere l’imputata, l’avvocato veneziano Martino Sforza. È la mattina del 30 agosto 2017 quando la signora sta percorrendo la strada principale di ponte San Nicolò.
L’incidente
Improvvisamente viene colta da un forte dolore alla gamba per trattare il quale sta assumendo un farmaco antidolorifico denominato Tachidol. Forse si distrae un istante presa da quella fitta, forse non riesce più a controllare pedale e volante. Sbandata ed è scontro frontale. Sul posto viene chiamata la Polizia locale e arriva l’ambulanza. La conducente è trasferita in ospedale dove, fortunatamente, non risultano lesioni, e non viene nemmeno aperto un procedimento a suo carico per aver ferito gli occupanti dell’altra auto coinvolta. La Polizia locale, come di regola avviene, chiede ai medici di effettuare un prelievo per accertare la presenza di eventuali sostanze alcoliche o stupefacenti. La donna è informata dell’esame ma non della possibilità di essere assistita da un legale. E il referto conferma la presenza di codeina, principio attivo considerato stupefacente in quanto oppiaceo usato in diversi farmaci dalle più efficaci gocce per calmare la tosse ad antidolorifici.
Il processo
Scatta la denuncia per aver guidato sotto l’effetto della droga. E la signora finisce a processo davanti al giudice padovano Sara Ballarin. Ieri in aula l’avvocato Sforza ha messo a disposizione il certificato medico che diagnosticava la patologia di cui la signora aveva detto di soffrire, un dolore alla gamba alleviato con il Tachidol che – si legge nel foglietto illustrativo – è un farmaco formato dalla «combinazione paracetamolo e codeina indicata nel trattamento del dolore da moderato a severo che non risponde al trattamento con analgesici non oppioidi utilizzati da soli». Ma prima ancora di reclamare l’assoluzione nel merito, il legale ha puntato il dito sul fatto che quel prelievo non valeva nulla: era stato eseguito violando il protocollo. —
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