Hera, battaglia legale Rossi si infiamma Altavilla all’attacco

La fusione AcegasAps-Hera continua a tenere banco. Il Pd fatica a mandar giù l’accusa, piovuta domenica scorsa al Geox da parte dei grillini, di aver svenduto l’azienda: così si infiamma e ribatte colpo su colpo.
«Abbiamo fatto un’operazione importantissima e non abbiamo svenduto nulla» ha dichiarato Ivo Rossi «anzi, siamo convinti che presto dovranno farne in tutto il Paese. Quando si parla, lo si fa con i dati. Non si può far politica con i vaneggiamenti». Dati che Rossi ha fornito per rispondere alle accuse di Grillo e del candidato sindaco M5S, Giuliano Altavilla: «L’operazione di aggregazione di Acegas-Aps con Hera è consistita in due fasi - dice Rossi - la fusione per incorporazione, che non è una vendita, di Acegas-Aps in Hera che è arrivata così a detenere il 62,69% di Acegas-Aps, partecipata dai comuni di Padova al 49,9% e di Trieste al 50,1%. La seconda fase è quella dell’offerta pubblica obbligatoria e totalitaria di acquisto e di scambio (Opas, ndr) delle residue azioni dell’azienda, dopodiché Hera è venuta a detenere, di fatto, il 100% di Acegas-Aps. L’operazione di fusione è avvenuta con procedura di legge ed è stato determinato il rapporto di cambio tra le quote di Acegas-Aps Holding e quelle di Hera, che ha condotto alla valutazione delle due società. Un valore stabilito da qualificati adivsor finanziari, applicando criteri omogenei».
La società è attualmente quotata in Borsa e il Comune ne è azionista diretto e fa parte anche del patto di sindacato che garantisce la maggioranza in mano pubblica di Hera.
Sulla quotazione in Borsa Rossi tira fuori altri numeri: «La quotazione delle azioni di Acegas-Aps al momento della trattativa era attorno a 2,8 euro, ciascuna corrispondente ad un valore complessivo di circa 155 milioni; oggi il valore delle azioni Hera si attesta a circa 475 milioni, quindi il triplo, mentre il valore di mercato della partecipazione detenuta in Hera dallo stesso Comune ammonta a circa 150 milioni, anche qui il triplo rispetto al valore di mercato all’avvio delle trattative. La nostra è stata un’operazione trasparentissima e delicata e per chi non sa fare i conti, come Grillo e i suoi sodali, le scuole sono sempre aperte».
«Accusare la giunta e il Consiglio comunale di svendita è lo strumento tipico di chi vuole vincere barando, cioè una menzogna spettacolare» hanno aggiunto in una nota Massimo Bettin e Vincenzo Cusumano, segretario provinciale e consigliere comunale Pd.
Intanto oggi Giuliano Altavilla promette di svelare altri retroscena dell’operazione. «Tireremo fuori le carte e riveleremo quanti soldi dovrà mettere sul piatto ogni Consigliere comunale quando la Corte del Conti darà ragione a noi. Anzi, quando darà ragione ai cittadini».
Luca Preziusi
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova