«I bar che disturbano vanno chiusi alle 22»

«La situazione è insostenibile da parecchio tempo. Abbiamo pochi pubblici esercizi che screditano e danneggiano anche a chi opera nel rispetto delle regole». Stefano Grigoletto, a lungo presidente del Quartiere 1 e oggi consigliere comunale, porta la voce dei residenti del Ghetto esasperati dagli schiamazzi notturni che tolgono loro il sonno.
Il problema si concentra in via dell’Arco, dove lo scorso luglio erano apparsi degli striscioni per chiedere un’unica, semplice, istanza: ridare il sonno ai residenti. A distanza di sei mesi, le richieste d'aiuto dei residenti sono ancora lì e la situazione non è cambiata. «Il problema riguarda pochissimi esercizi commerciali» spiega Grigoletto, «in Ghetto sono quattro. Hanno tutti una superficie interna molto limitata, ma danno lo spritz da asporto nel bicchiere di plastica. Le ubriacature sono all’ordine del giorno e questi locali non hanno servizi igienici adeguati a un numero così elevato di clienti». Il risultato è quello che da anni i residenti denunciano. «Quando ero presidente di Quartiere ho raccolto 562 firme con carta di identità a margine, di residenti del centro. Chiedevamo la chiusura di alcuni locali alle 22».
La proposta del consigliere non è però un’ulteriore misura restrittiva in aggiunta a quella che già impone ai bar del centro di abbassare le serrande a mezzanotte. «Per chi non rispetta le regole si anticipa alle 22, chi le rispetta può tenere aperto oltre le 24. Non servono ordinanze a compasso ma interventi mirati». Il consigliere richiama i regolamenti comunali che consentono questo tipo di misure: in particolare, gli articoli 19 e 48 del regolamento per la disciplina delle attività rumorose. «Offrono gli strumenti per arginare questo problema dicendo che dopo le 22 l’esercente è responsabile di quello che succede nelle immediate vicinanze del suo locale da parte dei i suoi avventori e che il sindaco può inibire le attività troppo rumorose. Poi bisogna far applicare le regole facendo girare più pattuglie». Ma non ci sono solo le ragioni dei residenti. La Confesercenti lancia l’allarme sul rischio desertificazione del Ghetto. «Siamo disponibili al dialogo ma a tutto c'è un limite» spiega Mauro Cinefra, responsabile Fiepet Confesercenti, «l’emorragia culturale, economica, di vivibilità di una zona delicata di Padova deve essere arrestata. Un centro vuoto non ha senso. È pronto per la consegna alla delinquenza occasionale o organizzata, locale o di importazione. Non ce lo possiamo permettere, nessuno di noi. Le assunzioni di responsabilità ce le siamo prese tutte, ribadendo la disponibilità al dialogo e condannando infrazioni e inciviltà che consigliamo ai residenti di denunciare, non possiamo tollerare la morte del Ghetto e del suo indotto». Il centro di Padova, insomma, è una scommessa sempre più ardua da vincere. Ma c'è chi tenta, come Riccardo Coppo. Insieme ad altri due soci under 30 ha rilevato il bar di via dei Tadi, un tempo gestito dai cinesi, per farne un’enoteca. «I tempi sono cambiati rispetto al 2006» spiega, «quelle ordinanze andrebbero riviste alla luce dei nuovi fenomeni, ad esempio le pizzerie da asporto che vendono birra in bottiglia o la concentrazione di bar in piazza dei Signori. Io sono disponibile a stare alle regole ma vorrei un dialogo con il Comune. E poi ci chiediamo perché ci sono bar come quelli di piazza Duomo aperti fino all’una». «È la dimostrazione che agiamo in modo chirurgico dove serve» ribatte l'assessore Marco Carrai, «in quella zona quel limite orario è quello più adatto». (v.v.)
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