I belgi edificano lo zuccherificio e la popolazione raddoppia

il novecento
La nascita di uno zuccherificio nel 1910, legato alla coltivazione della barbabietola, imprime una svolta radicale alla vita del paese. Tutto parte due anni prima da Tirlemond, un paese del Belgio dove esiste una società saccarifera che sceglie proprio Pontelongo per attuare quella che oggi chiameremmo una delocalizzazione: porta con sé macchinari e tecnologie, ma anche dirigenti, tecnici e operai, oltre a ricorrere alla manodopera del luogo (la gente del posto chiama lo stabilimento “el Beljo” proprio per la sua provenienza), attirando maestranze dai paesi vicini, dal Polesine e perfino dalla Romagna. La popolazione sale a 3. 500 abitanti alla vigilia della Grande Guerra, e a oltre 5 mila nel 1950; poi la crisi attraversata dallo zuccherificio negli anni Cinquanta riporta indietro l’anagrafe, attestandola attorno alle 3. 800 unità attuali. La storia dello stabilimento è segnata soprattutto per quarant’anni, dal 1927 al 1967, dalla figura del padovano Ilario Montesi, che fa di Pontelongo il centro di un gruppo esteso sull’intera filiera del bieticolo-saccarifero, con stabilimenti che vanno da Este a Cavarzere, da Fano a Foggia.
Il paese ha vissuto un periodo drammatico nell’ultima fase della seconda guerra mondiale. Domenica 14 maggio 1944, poco prima del mezzogiorno, un’incursione aerea provoca la morte di 33 persone e numerosi feriti, danneggiando fabbriche e abitazioni, oltre a distruggere l’antico Oratorio di San Giovanni. Pochi mesi dopo, all’alba del 4 settembre, i partigiani della brigata Negri minano i due ponti, facendo crollare quello carrabile e danneggiando quello ferroviario; la rappresaglia nazista viene scongiurata solo dopo una lunga trattativa tra il comando tedesco e le autorità religiose e civili di Pontelongo, che riescono a dimostrare l’estraneità al fatto delle persone del paese e si impegnano a risistemare il ponte della ferrovia. Nell’inverno successivo si intensificano gli attacchi aerei: tra il maggio ’44 e l’aprile ’45, sull’abitato piovono le bombe di 28 incursioni, senza contare i mitragliamenti, che provocano 47 vittime civili e 73 feriti, distruggendo 280 edifici e lasciando senza tetto 250 famiglie per un totale di 1.400 persone. Per questo, sessant’anni dopo, nel 2005, al paese verrà assegnata la medaglia d’argento al merito civile.
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