I diritti umani e l’inclusione diventano materia di studio

Lo scorso anno i partecipanti (tutti volontari) sono stati circa 250, e quest’anno – ma c’è ancora tempo per aggiungersi – si prevede che il corso viaggerà sugli stessi numeri: ha preso il via ieri la seconda edizione del General Course dell’Università di Padova dedicato ai diritti umani e all’inclusione. Visto il tema, il corso stesso si basa sui principi dell’inclusività: è aperto a tutti, non solo gli studenti di tutte le aree del sapere, ma anche docenti, personale tecnico e amministrativo, professionisti e comuni cittadini.
«Questo corso» conferma la professoressa Laura Nota, delegata del rettore per la disabilità e l’inclusione, «è finalizzato a costruire una mentalità inclusiva. I nostri giovani crescono in un mondo complesso, dove le differenze sono legate a una serie di variabili: etnia, stato socio-economico, esperienze di povertà, religione, orientamenti sessuali, età, presenza di disabilità e molto altro. L’eterogeneità e la possibilità di sperimentarla positivamente nel contesto universitario, viene considerata una delle vie maestre per la crescita del pensiero complesso». Il pensiero comune tende ad appiattire i concetti, bollando l’inclusività, banalmente, con qualcosa che fa rima con disabilità. Ma le differenze, dove possono annidarsi fragilità e disagio, sono molto più variegate: «Gli studenti con disabilità» spiega Nota, «sono solo una parte dei soggetti fragili, tra cui ci sono anche persone con trascorso migratorio, o che si trovano in una situazione economica precaria, o che per mille motivi sentono di appartenere a una “minoranza”. Una delle conseguenze è che gli studenti con disabilità tendano, per varie ragioni, a iscriversi solo in determinati corsi di laurea. Tutto ciò si associa a difficoltà nel senso di appartenenza, a percezione di scarso supporto, allo sperimentare modalità stereotipate di interazione, a tempi più consistenti per la gestione della propria vita universitaria, allo scoraggiamento».
L’intento del corso è proprio quello di educare le menti, di tutti, a superare le barriere che si nascondono nel linguaggio, nelle abitudini e nei pregiudizi sociali, in un’ottica inclusiva. A ulteriore testimonianza di questo, a inaugurare il corso è stato invitato un regista, Andrea Segre, con un estratto dal suo ultimo documentario, Ibi. La storia è quella, drammatica, di una donna migrante costretta a lasciare il proprio paese con la speranza di un futuro migliore. Poi, per mantenere i figli che l’aspettano al suo paese, accetta di fare il corriere per dei trafficanti di droga, scontando infine dieci lunghi anni di pena.
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