I moti del 1848 e lo sciopero del fumo

In Provincia una mostra sul patriottismo risorgimentale
I moti risorgimentali al Pedrocchi
I moti risorgimentali al Pedrocchi
 PADOVA.
«Padova e l'unità d'Italia: momenti di patriottismo 1848-1866» dal 18 giugno al 31 dicembre a Palazzo Santo Stefano. L'iniziativa è stata presentata dal presidente della Provincia Barbara Degani e dalla direttrice dell'Archivio di Stato Francesca Fantini d'Onofrio.  La mostra è splendida per le pennellate di colore e le curiosità storiche che le fonti documentali offrono. La Fantini che in Archivio ha ordinato un patrimonio di circa 200 mila pezzi tra registri, carte sciolte, pergamene, mappe, non dispone di uno spazio espositivo nel complesso di via dei Colli.  La scelta di Palazzo Santo Stefano, stile liberty con qualche tratto littorio, sala del consiglio stupenda, ottocentesca, si presta in modo particolare alla rassegna: manichini in costume, tratti da foto dell'epoca, spiano il visitatore, disposti sulla doppia scalinata. I moti del 1848, in particolare il tumulto al Pedrocchi che vide i soldati austriaci in divisa bianca, armati di fucili pesanti e di tremende baionette, affrontati da popolani e studenti per improvvisa concordia terribili, aveva a monte una provocazione: in città i patrioti avevano organizzato lo sciopero del fumo.  Nessuno fumava più per danneggiare il monopolio austriaco e i soldati per sfregio tenevano in bocca lunghi sigari. La provocazione non lasciava insensibili gli studenti. E' interessante anche notare che a Padova i cospiratori non sono aristocratici come a Venezia, ma popolani.  Figura insigne è Alberto Cavalletto, figlio di un oste, che da Torino dirige una rete di corrieri che gli fanno pervenire notizie e appunti segreti e che si travestono da carbonari o da contorsionisti. Uno di questi è Luigi Piron. Faceva il falegname, ma spiccava per la sua abilità di informatore. Fu ucciso nel 1866 dagli austriaci in ritirata, il proiettile lo colpì mentre stava attraversando il Po in barca. (al.co.)

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