«I nomadi devono andarsene»

Scontro fra residenti, molti li difendono: «Vogliono integrarsi»
CARRAI - MAMME PER IL PARCO DI VIA ROVIGO CARRAI - MAMME PER IL PARCO DI VIA ROVIGO
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Due famiglie di nomadi, dei quali molti di loro nati e cresciuti in Italia, sei mesi fa, dopo lo sgombero del campo di via Bassette, a Mortise, sono state sistemate alla Paltana, in via Polesine, dove la città diventa già campagna, a poche centinaia di metri del Parco dell’Usignolo, alla fine di via Rovigo. Scontata la reazione di alcuni residenti: i nomadi non sono considerati bene, fonte di degrado e illegalità, sia di giorno che di notte. Tant’è che, da due mesi, alcuni dei residenti ai civici 6, 8, 10 e 12 di via Polesine, si sono mobilitati, a tutti i livelli, per cercare di mandare via i nuovi nomadi dalla Paltana e da Voltabrusegana, periferie della zona sud-ovest della città, dove arriva solo il numero 5 di BusItalia. «I nomadi stavano bene dov’erano prima», osserva una residente con la rabbia negli occhi. «Nel condominio dove sono stati alloggiati non si dorme più. I bambini, quasi tutti in età scolare, urlano e fanno rumore in continuazione. Quelli di via Bassette si sono portati dietro un Daily Iveco e due camper, dove dormono. Non mancano i furtarelli in alcune abitazioni e nei garage: i nomadi devono andare via».

Ma, dopo una nostra visita capillare in via Rovigo e in via Polesine, il commento della residente si è rivelato minoranza. «Magari tutti i nomadi fossero come questi arrivati sei mesi fa», osserva Galileo Bardellini, che abita al civico 12 di via Polesine. «Il capo-famiglia, che appartiene alla dinastia dei Seferovic, fa di tutto per non arrecare disturbo a noi residenti. Naturalmente i bambini risultano vivaci, ma niente di diverso rispetto alle famiglie italiane con tanti figli. Anzi, nel nostro caso, vedo tanta buona volontà nei genitori dei piccoli nomadi nel convincere i bambini a comportarsi bene sia di giorno che di sera».

In via Polesine abita ancheMichele Brombin. «La qualità della vita è rimasta la stessa di prima dell’arrivo dei nomadi da via Bassette», sottolinea il segretario storico del Sunia Cgil. «Molta gente parla e giudica solo perché ha pregiudizi atavici. Da sempre i nomadi vicino casa creano paure a tutti i livelli. Invece bisogna riconoscere che i nomadi di via Polesine hanno voglia d’integrarsi. Tant’è che i bambini vanno a scuola ogni giorno». (f.pad.)

Argomenti:immigrazione

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