I nomadi di via Bassette trovati con l’acciaio rubato

La polizia ha fermato due giovani rom: uno è il figlio del capoclan Elvis. Il materiale, del valore di 100 mila euro, rubato in un’azienda di Vigonovo
FERRO - CONFERENZA QUESTURA
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PADOVA. Sono stati traditi dal peso eccessivo del carico rubato che inclinava il furgone in modo sospetto. Ed è esattamente per questo motivo che i poliziotti della squadra volante hanno deciso di fermare i due giovani a bordo dell’autocarro, scoprendo prima il furto di 100 mila euro di acciaio, subito dopo che uno dei due ricettatori è il figlio di Elvis Seferovic capo comunità del campo rom di via Bassette.

In manette sono finiti Mercedes Seferovic 18 anni, residente in via Bassette e Samanto Seferovic, 22 anni, di Ravenna. I due, legati da un rapporto di parentela, sono stati fermati dagli uomini della squadra volante mercoledì pomeriggio in via Vicenza. Gli agenti diretti dal commissario capo Valeria Pace hanno visto il furgone transitare ad alta velocità, notando appunto la strana inclinazione della parte posteriore del veicolo. I due nomadi, una volta fermati, non hanno opposto resistenza. È bastato aprire lo sportello dell’autocarro per trovare il consistente carico: piastre d’acciaio rubate all’interno dell’azienda Eurotac di Vigonovo (Venezia), 340 formelle utilizzate per realizzare i tacchi delle calzature. Proprio nella notte tra sabato e domenica l’azienda era stata ripulita dai ladri, rimediando danni per oltre 100 mila euro.

Poco prima di essere fermati dalla polizia i due giovani avevano tentato di vendere l’acciaio in una ditta di via Vicenza ma l’imprenditore interpellato si è rifiutato di acquistare la merce ovviamente sprovvista dei regolari documenti.

Il materiale è stato restituito al legittimo proprietario mentre il furgone è stato sequestrato: i due giovani dovranno rispondere del reato di ricettazione.

Dopo un approfondito controllo al terminale si è scoperto che Mercedes Seferovic è il figlio di Elvis Seferovic, il leader del gruppo che da anni vive nel campo di via Bassette.

Lì abitano circa cinquanta persone tra adulti e bambini. Il campo però non è mai stato accettato dalla comunità di Mortise che anzi lo considera una spina nel fianco. Convivenza difficile, denunce a raffica e un mare di sospetti da parte degli abitanti della zona che naturalmente nutrono molti dubbi sulle attività svolte dagli occupanti per vivere.

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