I Pooh e i loro fan, il grande rito della musica

Tremila al Geox di Padova: storie di un amore che dura da quasi mezzo secolo, ricambiato con un live intenso
Di Matteo Marcon
SANDRI - CONCERTO POOH
SANDRI - CONCERTO POOH

PADOVA. La musica dei Pooh è un filo rosso che unisce migliaia di storie, amori vicini e lontani. Da quasi cinquant'anni continua a far sognare i fan. E si sono ritrovati in tremila, sabato sera ,per omaggiare l'epopea di questa storica band italiana. L'atmosfera al teatro Geox di Padova era quella delle grandi occasioni. Sul palco c’è un’orchestra sinfonica che trasforma il live in una vera opera rock. In platea e sulle tribune ci sono loro, i fan. C'è chi viene da Feltre, chi da Mantova o da Brescia: per ascoltare i Pooh si fanno chilometri, si vince la nebbia, la crisi e anche un po’ la timidezza. Sulle note dei grandi successi si alzano le mani al cielo, si corre verso il palco, si canta a squarciagola, in piedi, con la mente che vola verso chissà quali ricordi.

«Viaggiare con la fantasia non costa niente e la musica ci fa ogni volta questo regalo» spiega giustamente Roby Facchinetti salutando il pubblico. Con i suoi vigorosi acuti, così come nei romantici assoli di chitarra di Dodi Battaglia e le eleganti interpretazioni di Red Canzian (guai a violare la par condicio) si intrecciano emozionanti storie di vita. È il caso, per esempio, di Nadia e Normanno che portano alcuni amici al concerto: «Sono sempre stato un appassionato dei Pooh» racconta lui «un giorno un amico mi chiama e mi dice che ha conosciuto una ragazza che come me è una vera patita. Beh,non ho resistito, l'ho chiamata, ci siamo conosciuti» e i Pooh hanno fatto il resto. «Avevamo 18 e 19 anni» racconta lei «dopo sette ci siamo sposati e a distanza di vent’anni siamo qui, ancora per loro». Canzone preferita? «”Noi due nel mondo e nell’anima”». Peccato, non l'hanno suonata.

Però in scaletta, e vista la presenza della Ensemble Symphony Orchestra diretta da Giacomo Loprieno non poteva essere altrimenti, c’è Parsifal, tratta dall'omonimo album del 1973. «È il mio preferito» giura Pietro Fortugno, giovanissimo fan di 18 anni che si avvicina all’ingresso entusiasta in compagnia di mamma Emanuela e papà Demetrio «non potevo mancare, suono la chitarra e Dodi è il caposcuola italiano di questo strumento». Non poteva mancare nemmeno il padre, vero fan sfegatato: «Li seguo dal 1966 quando andavo a scuola a Reggio Calabria, li avrò visti dal vivo almeno trenta volte».

È un’armonia speciale quella che avvolge l'attesa del concerto, quadri famigliari, compagnie di amici e anche qualche Pooh-dipendente. Sotto al palco c’è Giovanna, da Mantova, che con altre fan regge uno striscione con scritto: «C’è un posto nel nostro cuore, lo teniamo sempre per voi, firmato “le villafranchesi”». Lei si è già fatta tre concerti in quattro giorni. Il suo record è però insidiato da un giovanissimo. Mattia Boglioni è bresciano, ha 26 anni, e sta cercando anche di esportare i Pooh all'estero: «Piacciono molto anche alla mia ragazza Alba, che è di Barcellona» racconta «siamo già andati a vederli sia a Brescia che a Modena. Sono riuscito anche a partecipare a una festa privata e a parlare un po’ con loro, tutti e tre. Quando me li sono trovati davanti ero così emozionato che non riuscivo a parlare».

Fin qui i fan. E la musica? I brani orchestrali dell0ultimo album, “Opera Seconda”, scorrono uno dopo l'altro, confermando il grande cuore e l’abilità tecnica dei tre musicisti che sfruttano l'orchestra con arrangiamenti ricchi di suggestioni musicali e sceniche; anche le luci sono spettacolari e ipnotiche. Standing ovation, applausi a scena aperta per quasi tre ore, è un rito collettivo: di “uomini soli” con la musica dei Pooh non ce ne sono.

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