I trapiantati di cuore donano 2 defibrillatori alle scuole padovane
«Come associazione di trapiantati di cuore, ci sentiamo in dovere di restituire la vita che abbiamo ricevuto in dono, per questo motivo abbiamo deciso di donare dei defibrillatori alle scuole». Paolo Visentin è presidente dell’associazione Acti Padova e mercoledì ha donato uno dei due dispositivi al liceo Duca D’Aosta; un secondo defibrillatore sarà consegnato a giorni all’Istituto comprensivo di Selvazzano. Le azioni rientrano nel progetto “A scuola il cuore non si ferma”, patrocinato dal Comune: «Questa è un’iniziativa importantissima – ha ricordato Stefania Moschetti, consigliera con delega a Città Sane – perché pone l’attenzione sulla prevenzione e la sicurezza negli ambienti scolastici. Tutti noi ricordiamo Anna, quattordicenne studentessa di questo liceo morta qualche mese fa in seguito a un arresto cardiaco: contro la drammaticità di questi eventi, il defibrillatore può aiutare». «L’iniziativa è molto bella – ha aggiunto Gino Gerosa, direttore della Cardiochirurgia in Azienda ospedaliera – anche per il suo messaggio di solidarietà: la persona trapiantata riceve un dono e lo restituisce. Non siamo persone isolate da contesto sociale, ancor più in questa situazione di pandemia, in cui il comportamento di ognuno diventa fondamentale per la tutela di tutti». Da Angela Pompea Fraiese, dirigente medico in Cardiochirurgia, è arrivato un ulteriore spunto di riflessione: una collaborazione fra specializzandi e studenti per promuovere e diffondere la cultura della rianimazione cardiopolmonare. Pratiche che nel recente passato sono state applicate con successo: «Una settimana dopo aver fatto il corso – ha raccontato Alberto Danieli, dirigente scolastico del Duca D’Aosta – una studentessa, ora diplomata, è intervenuta salvando la vita a una donna che aveva avuto un arresto cardiaco in un treno». L’istituto superiore può così contare su due defibrillatori: l’altro è stato donato di recente dalla Sama Ventilatori di Maserà: «Non è accettabile che perdiamo giovani dell’età di Anna, per la mancanza del defibrillatore. Proviamo a rimediare», spiega il titolare, Antonio Sartorello. —
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