Il "barber" di via Anelli risarcito dal Comune

PADOVA. Costretto a chiudere per un’ordinanza del sindaco, il “barbiere di via Anelli” risarcito dal Comune con 4.230 euro dopo il ricorso al Tar. È arrivato venerdì scorso il via libera dell’amministrazione al pagamento: i soldi nei prossimi giorni arriveranno sul conto corrente di Ethelbert Chinasa Ejimadu, proprietario di un salone in via Tommaseo.
Lo scorso 31 luglio un’ordinanza del sindaco lo aveva costretto a chiudere il negozio di "Barber" ogni giorno alle 14. Una decisione maturata per rispondere alle lamentele dei residenti di una zona considerata «degradata». Il 14 ottobre l’ordinanza era stata sospesa dal Tar. Il 26 ottobre quindi il barbiere nigeriano riceveva una nuova ordinanza che fissava un nuovo orario: dalle 8 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.
I giudici della terza sezione del tribunale amministrativo (Oria Settesoldi, Riccardo Savoia e Giovanni Ricchiuto) hanno deciso quindi che il ricorso di Ethel Ejimadu contro la prima ordinanza fosse «improcedibile». Ma il commerciante ha subito un danno e dunque deve essere risarcito.
Il barbiere infatti ha mostrato ai giudici il libro dei corrispettivi dell’azienda, da cui si può notare come dopo la riapertura di ottobre il negozio guadagna in media 80,9 euro in più ogni giorno.
Per questo Ejimadu riceverà un rimborso di 1.500 euro per i danni subiti, più i 650 euro spesi per il contributo unificato per il ricorso al Tar e i 2.080 euro spesi per l’assistenza legale dell’avvocato Emanuela Surace. Un totale di 4.230 euro “sborsati” da Palazzo Moroni.
Non è la prima volta che l’amministrazione si trova a dover pagare le spese per commercianti colpiti da ordinanze sindacali che si rivolgono al Tar. È accaduto anche per il negozio di kebab di piazza delle Erbe, a cui era stata imposta la chiusura alle 14 dopo un accoltellamento avvenuto in piazza. E ci sono anche le spese legali sostenute dal Comune per querele poi finite in un’archiviazione.
Ethel Ejimadu, nigeriano, non è però un negozianete qualsiasi. La sua storia è stata raccontata da molti giornali come esempio di riscatto: è infatti l’ex barbiere di via Anelli. Per molti hanno infatti ha vissuto nel “ghetto” del condominio Serenissima, dove tagliava i capelli nell’androne di uno dei palazzi o in mezzo al piazzale. Poi però nel 2007 l’opportunità di uscire dal “ghetto”, aprendo il negozio di via Tommaseo.
Nella stessa zona però c’è anche il negozio della parrucchiera Gloria, sorpresa dai vigili a praticare prezzi differenti per i bianchi e i neri. Il suo ricorso al Tar, dopo l’ordinanza di chiusura del sindaco, è stato invece respinto. (c.mal.)
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova