Il cadavere ripescato ad Albarella non è di Samira, sparita da un mese

La salma è stata riconosciuta dai parenti di una 63enne scomparsa a Campolongo Maggiore
Stanghella (PD), 26 ottobre 2019. Scomparsa di Samira El Attar dalla casa di via Statale. Nella foto: Samira con una bimba in braccio.
Stanghella (PD), 26 ottobre 2019. Scomparsa di Samira El Attar dalla casa di via Statale. Nella foto: Samira con una bimba in braccio.



. La salma ripescata ad Albarella non è di Samira. È di una donna veneziana, scomparsa proprio nei giorni in cui aveva fatto perdere le tracce anche la mamma marocchina. L’ennesima pista per arrivare a Samira si chiude con un nulla di fatto.

IL RIPESCAGGIO

Domenica, in spiaggia di Albarella, l’isoletta dell’Adriatico in provincia di Rovigo, è stato ripescato il cadavere di una donna in avanzato stato di decomposizione. Qualcuno ha sostenuto immediatamente l’ipotesi che quello potesse essere quanto resta di Samira El Attar, la marocchina di 43 anni scomparsa da Stanghella ormai dal 21 ottobre. Madre di una bimba di 4 anni, la donna è scomparsa con la sua bicicletta dopo aver portato la figlioletta all’asilo. Un’ipotesi suggestiva, suffragata dal fatto che – ad un primo accertamento del medico legale – i tempi di sparizione della donna e lo stato di decomposizione del corpo ripescato potessero in qualche modo coincidere.

IDENTIFICAZIONE

La salma pescata nell’Adriatico è stata affidata alla Capitaneria di Porto e trasportata nell’obitorio dell’ospedale di Adria. Qui sono state convocate alcune famiglie che, negli ultimi mesi, hanno denunciato la sparizione di una parente di sesso femminile. Verso Adria è partito anche Mohamed Barbri, il marito di Samira El Attar. Non è stato però il coniuge marocchino a riconoscere il cadavere. Prima di lui, infatti, un’altra famiglia ha accertato che quel cadavere apparteneva a Valentina Trolese, 63enne di Campolongo Maggiore (Venezia), scomparsa da casa il 19 ottobre scorso. Due giorni prima rispetto a quando Samira ha fatto perdere le tracce di sé. I figli della donna, già a poche ore dalla scomparsa della Trolese, avevano denunciato anche il ritrovamento di alcuni effetti personali appartenenti con ogni probabilità alla madre, in prossimità dell’argine destro del Brenta, in località Bojon. Ieri, di fronte al corpo della donna, ogni dubbio è stato fugato: quanto rimaneva attorno al corpo coincideva con i vestiti con cui la donna si era allontanata da casa il 19 ottobre. Si tratta di un riconoscimento che avrà però bisogno di un ulteriore verifica, tra cui il test del dna.

NUOVE PISTE

La possibilità che quel cadavere fosse di Samira aveva già aperto nuove piste d’indagine per le autorità impegnate nella ricerca della marocchina. Difficilmente, infatti, il cadavere gettato nel Gorzone sarebbe potuto arrivare sino ad Albarella. Sarebbe stato più probabile, invece, che il corpo privo di vita della donna fosse stato gettato nell’Adige. Per questo i carabinieri di Este si sono immediatamente mossi per recuperare eventuali immagini della videosorveglianza di Boara Pisani, comune padovano bagnato dall’Adige. L’iniziativa, tuttavia, ha ora perso d’interesse proprio per l’attribuzione del corpo ripescato alla donna scomparsa nel Veneziano. —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova