Il caffè Cavour e Biasetto si contendono il Pedrocchi

I due titolari hanno fatto un sopralluogo allo storico stabilimento libero dal 2014 Interesse anche da parte della Segafredo. La gara prevista il mese prossimo

Il Comune non ha ancora emanato il bando pubblico per la nuova gestione del Pedrocchi, che inizierà a partire dal primo gennaio 2014 e già sono cominciate le prime manifestazioni d’interesse, al momento solo verbali, per acquisire lo storico stabilimento, aperto nel 1831, quando nel Veneto governavano ancora gli austriaci. Tant’è che, nelle ultime settimane, già quattro rappresentanti di altrettante aziende del settore, sono andati a visitare tutte le sale dell’immobile, di proprietà pubblica, che si affaccia su via Otto Febbraio 1848.

Due dei «visitatori» sono volti popolari sia in città sia fuori Padova. Ossia il titolare del Caffè Cavour, Arman Tiouri e il pasticciere Luigi Biasetto, che, nel suo settore, è stato anche campione del mondo. Il terzo è un rappresentante di una società di catering, mentre il quarto pretendente è ancora sconosciuto. E non è finita. Al centralino del Pedrocchi, oggi guidato dal direttore Roberto Turrin e dove lavorano 15 dipendenti fissi più 7 camerieri a chiamata, è arrivata anche una telefonata da parte di un delegato della società Segafredo, oggi di proprietà della famiglia Zanetti di Treviso, che, attualmente, già gestisce il famoso Caffè degli Specchi, in Piazza Unità d’Italia, a Trieste. Naturalmente nessun impegno formale, ma un serio e sincero interessamento finalizzato alla partecipazione al bando di gara, atteso già per i primi giorni di dicembre.

Differentemente dal 2001, (ai tempi del sindaco Giustina Destro e dell’ assessore al Patrimonio Riccardo Ronchitelli), quando il Pedrocchi fu assegnato alla società La Cascina, collegata alla Compagnia delle Opere, durata sino ad oggi e che dovrà gestirlo ancora un anno intero, le condizioni e le modalità per l’assegnazione della gestione che saranno contenute nel bando, saranno diverse e, per certi versi, più rigorose e onerose, come in fondo, è giusto che sia visto che il «Caffè senza Porte» è tra i più belli e ammirati d’Europa sin dai tempi degli scrittori Goethe e Stendhal.

Felice Paduano

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