Il Castello Carrarese torna al Comune «Sarà il motore culturale di Padova»

In luglio entrerà nel patrimonio di Palazzo Moroni. A settembre via ai lavori per il museo del design, aperto nel 2021
MALFITANO -AGENZIA BIANCHI-PADOVA. SOPRALLUOGO DI COLASIO AL CASTELLO DEI CARRARESI
MALFITANO -AGENZIA BIANCHI-PADOVA. SOPRALLUOGO DI COLASIO AL CASTELLO DEI CARRARESI



Il Castello Carrarese torna alla città. Entro luglio dovrebbe concludersi il processo di cessione e l’intero complesso entrerà nel patrimonio comunali. Dopo essere stato il maniero della famiglia dei signori della città, poi struttura militare veneziana, quindi carcere e poi abbandonato al degrado. Ora, dopo i lavori di restauro che inizieranno a settembre e dureranno 18 mesi, diventerà spazio per il design e l’arte contemporanea. «Torna ai padovano e lo riapriremo come grande motore culturale della città», assicura l’assessore alla cultura Andrea Colasio, il primo che quasi trent’anni fa ne intuì il potenziale e che finora ha raccolto una decina di milioni per i primi restauri: «Ne servono altrettanti per completare tutto il recupero».

cessione al comune

La novità degli ultimi giorni è che è stata convocato per il prossimo 10 luglio a Venezia il tavolo tecnico tra Demanio, Soprintendenza e Comune, per discutere il piano di valorizzazione elaborato dall’amministrazione.

Dopo essere stato per anni di proprietà del Ministero di Grazia e Giustizia, una volta chiuso il carcere il complesso è passato nelle mani del Demanio culturale. Ora però è il momento che la proprietà passi all’amministrazione comunale. Per farlo però serve un «Programma di valorizzazione» come prevede l’articolo 5 del decreto legislativo 85 del 2010, cioè il cosiddetto “federalismo demaniale”. Programma che Colasio aveva compilato, da consulente esterno, ancora all’epoca della giunta Bitonci. Poi la burocrazia ha tempi lunghi e la politica no. Così lo stesso Colasio si ritrova ad essere l’assessore che porta a compimento finale l’iter.

«Sarà trasferito all’edilizia monumentale – osserva l’assessore – E stiamo valutando come inserirlo nell’Art Bonus in modo che un privato o la Fondazione possa investirci con un bonus fiscale del 65%».

il progetto di restauro

Per il Castello, infatti, i soldi non sono mai troppi. A settembre partiranno i lavori per il restauro dell’ala sud: sono arrivate 27 offerte per un bando da 5,4 milioni di euro. Soldi che ha messo lo Stato (anche grazie al Bando Periferie) per 3,6 milioni, più la Fondazione Cariparo con 1,5 milioni e poco meno di mezzo milione di fondi comunali. Altri soldi sono già stati spesi per il disinquinamento di aree come l’ex stenditoio e la chiesa, e per rifare completamente il tetto dell’ala sud.

La stessa ala che ora sarà sistemata e adattata per ospitare il museo del design. Troverà finalmente una sede la collezione di oggetti di design donata al Comune da Giuseppe Bortolussi (compianto segretario della Cgia di Mestre) che conta oltre 3 mila pezzi. La collezione è custodita nella vecchia lavanderia del carcere. Si farà una selezione per l’esposizione permanente che verrà, di volta in volta, completata con esposizioni temporanee.

Non sarà l’unico museo del Castello: ci sarà anche spazio per la tradizione della scuola orafa padovana (che nasce e si sviluppa al Selvatico). Infine alcune sale saranno per l’arte contemporanea: in primis al Gruppo N, associazione artistica padovana che negli anni ’60 diede vita a un manifesto innovativo per l’arte italiana.

Nel progetto esecutivo, realizzato dallo studio Gris & Dainese, sono inseriti anche materiali moderni, come l’acciaio corten e il vetro, che serviranno a definire i nuovi spazi espositivi e gli elementi come scale e montacarichi.

complesso culturale

«Ci si prefigge inoltre l’obiettivo di aprire lo spazio alla comunità locale valorizzando compiutamente e rendendo fruibile al pubblico la vasta area interna, rappresentata dall’antica piazza d’armi, che verrà trasformata in una nuova piazza urbana», si legge nel piano di valorizzazione. Il complesso, con ingresso da piazza Castello e un collegamento con l’area turistico-universitaria della Specola, sarà solo area museale. Avrà anche spazi commerciali e un ristorante-enoteca nell’edificio ’900, dove si trovavano le celle del carcere duro. Spazi stretti, bui e umidi, ottimi per la conservazione di prodotti enogastronomici. —

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