Il diavoletto che fa marameo al Comune
Tra via San Francesco e via Del Santo una colonna racconta la vittoria contro le rotaie

MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - DIAVOLETTI VIA SAN FRANCESCO
Un diavolo dall’espressione irridente fa marameo a due mani al consiglio comunale.
La scultura, quasi una trina, sulla colonna che fa da spartiacque tra via San Francesco e via del Santo, sancisce la vittoria del proprietario del palazzotto medievale sull’istituzione comunale che nel 1910 aveva progettato la realizzazione di una linea di trasporto pubblico, un tram, che andava da piazza del Santo al centro cittadino e viceversa.
Precedentemente, nel 1904, si era anche ipotizzata l’elettrificazione del tratto di rotaie, un pensiero ardito mai andato in porto.
I diavoletti scolpiti in realtà sono due, ai due lati della colonna. La curva, che è stretta, un angolo a gomito, è abbracciata da una serie di emergenze architettoniche di pregio: la torre e il palazzo degli Zabarella, un edificio Liberty di clamorosa bellezza, sembrano scostarsi dal centro della strada per far posto al tram che sfollerà i pellegrini dal sagrato della basilica.
Sono favorevoli al progetto comunale residenti e commercianti nel nome del progresso, anche se la nuova linea di trasporto pubblico comporterà l’abbattimento della colonna del fabbricato in stile gotico. Ma, pazienza, la città è così ricca di bellezza, che si sceglie di sacrificarne un po’ per favorire la tecnologia di un trasporto urbano capillare.
Questo a mettere in competizione la vecchia colonna medievale con le rotaie sulla strada del pellegrinaggio, ma la resistenza della proprietà impedisce la realizzazione del progetto comunale e, a guardarsi intorno, il diavoletto sprezzante che “
fa le fiche
” al consiglio e alla giunta rappresentata da una serie di cerchi, è un monumento all’identità cittadina travolta dai binari del tram.
In effetti il groviglio di rotaie è una costante di quei tempi: basta dare un’occhiata a piazza del Duomo trasformata in stazione ferroviaria con rotaie che si intrecciano in varie direzioni e convogli che partono alla volta del cimitero o, più lontano, verso la linea azzurra dei Colli Euganei.
Il tram, raggiunta Villa, diventerà una cremagliera per arrampicarsi sulla salita di Teolo.
Insomma, nei primi anni del “secolo breve”, il Novecento, Padova, fatte le proporzioni sull’ampiezza del territorio, è una sterminata metropolitana di superficie, forse la più articolata d’Italia. Qualche segno di questo fervore tramviario è rimasto: scendendo dal cavalcavia che porta a Brusegana, oggi polo ospedaliero, ieri ricovero per i malati di mente, c’è una scala, ora in disuso, che permetteva l’accesso ad una delle numerose stazioni tramviarie.
Oggi è bloccata, impercorribile, invasa dalle erbacce, eppure basterebbe un po’ di manutenzione, per renderla ancora funzionale.
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