Il ferro vivibile di Toni Benetton
Treviso celebra l'artista delle mille sculture

Toni Benetton
Tra gli scultori veneti contemporanei spicca un nome su tutti: quello di Toni Benetton, scomparso a Treviso nel 1996. Sono oltre mille i lavori artistici da lui prodotti, senza contare quelli artigianali. Le sue opere sono disseminate nel mondo, ma soprattutto in Veneto. Da Belluno ad Albarella, il maestro trevigiano ha lasciato la sua plastica poetica, caratterizzata da imponenti declinazioni formali, ancora visibile al cittadino, al turista, al passante. Non troppo amato dalla critica mentre era in vita, la sua regione e la sua città gli stanno tributando un doveroso omaggio. La spinta è venuta dal centenario della nascita - avvenuta il 16 febbraio del 1910 - che ha mosso l'istituzione di un Comitato regionale ad hoc, promotore dell'esposizione ospitata a Palazzo dei Trecento a Treviso «Toni Benetton. Per una scultura vivibile» ideata da Marzio Favero e curata da Carlo Sala e Nico Stringa (catalogo Umberto Allemandi & C), di cui oggi è l'ultimo giorno di apertura (orario 10-19, ingresso libero). Dopo l'ultima Biennale di Venezia, che ha portato la sua opera la personale «Townscapes» nuovamente in laguna, dove era avvenuto anche l'esordio alla Bevilacqua La Masa nel 1958, la rassegna trevigiana, raccogliendo bozzetti, sculture, disegni e fotografie, mette a fuoco la ricerca che Benetton ha perseguito nel corso della sua lunga attività artigianale e artistica, ricerca volta sempre ad indagare i rapporti tra materia e paesaggio, arte ed architettura. «La catalogazione delle opere che stiamo operando come eredi e titolari del Museo Toni Benetton è molto difficile vista la quantità delle opere ed il fatto che fino agli anni '70 non erano marchiate - rivela il figlio dell'artista Giovanni, responsabile del Museo di Marocco di Mogliano Veneto - Sono anni che sto contattando le amministrazioni comunali venete per ricostruire le tracce dei suoi lavori. Nella sua officina di Sant'Artemio, dove ora opera il suo primogenito Simon, erano in dieci persone ad affiancarlo. Mio padre iniziava a lavorare alle 5 del mattino e fino alle 8 era solo, poi arrivavano gli altri e lavoravano fino alle 6 di sera, lui poi proseguiva un altro paio d'ore. Era solito disegnare tantissimo, e poi si riposava realizzando gessi e terrecotte (ne conserviamo 400)». L'occasione del centenario ha portato anche allo sviluppo di un singolare progetto intitolato «La via del Ferro. In Viaggio con Toni Benetton da Cortina a Venezia», che si articola nella creazione di un sito internet dedicato (www.museotonibenetton.it) e di un Dvd, strumenti multimediali in grado di ribadire la maestosa produzione artistica di Toni Benetton nel nostro territorio e di raccontare il ferro. Le sculture, spesso giganti, di Benetton si possono vedere, accarezzare senza entrare in un museo o ad una mostra. Sono numerose nelle nostre città, nelle piazze, nelle chiese, negli spazi pubblici. Le opere pubbliche di Toni Benetton si scoprono a cominciare proprio da Treviso, dove al Duomo c'è il bronzo dorato di S. Pio X (1954); al Museo Civico si può ammirare il ritratto in memoria dell'amico scrittore Giovanni Comisso (1970), davanti alla stazione, si trova la «Grande Sfera». Nel 1960 l'artista, raccogliendo un suggerimento di Carlo Scarpa, popolò di grandi figure in ferro il Giardino Salomon di Solighetto, al quale è dedicata la mostra «Toni Benetton - Ricordando il giardino Salomon» a cura di Carlo Sala a Villa Brandolini Pieve di Soligo (fino al 25 aprile). A Marocco di Mogliano, nella villa settecentesca dove Benetton si trasferì nel 1967 con Ada Allegro, la sua seconda moglie, si possono esplorare le sue macrosculture oltre che visitare il suo Museo, portato avanti proprio da Ada e dal figlio Giovanni trentacinquenne, che continua l'attività paterna conservandone e tramandandone tradizione e segreti proprio nel suo atelier. E ancora, davanti al municipio di Pieve di Cadore, nella fontana emerge la sua scultura «Cerbiatto»; opere di Benetton sono state collocate nella cripta del Tempio di Cavarzano (Belluno) e davanti all'Hotel Bertha di Montegrotto Terme, mentre ad Abano Terme si può ammirare il grande portale per il Duomo. A Vicenza, al Palazzo di Giustizia, ha lasciato il cancello artistico intitolato «Anamnesi a ritroso», e l'asta portabandiera e al Cimitero Maggiore, il portone laterale. «Per mio padre - conclude Giovanni Benetton - la scultura doveva innanzi tutto avere due caratteristiche: stare in piedi e doveva essere goduta in tutte le sue dimensioni. In particolare, le sculture per gli spazi pubblici, che non andavano ammirate da un unico punto di vista, dovevano essere vivibili, la loro monumentalità, in cui la materia da lui era ridotta via via al minimo, poteva essere attraversata»..
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