Il filosofo inglese si converte al Prosecco
Il tour di Roger Scruton, autore di «Bevo quindi sono»

Da sinistra Gianluca Bisol Antonio Calò Roger Scruton e Massimo Donà a Venissa
Acosa serve scrivere un libro delizioso come Bevo dunque sono? A vivere meglio, di sicuro. E anche a ricevere un invito dal presidente dell'Accademia italiana della Vite e del Vino, Antonio Calò, a visitare i vigneti italiani. Così Roger Scruton, filosofo inglese e bevitore attento e innamorato, ha passato un weekend tra le colline del Prosecco e a Venissa, quel lembo di terra in mezzo alla laguna, a Mazzorbo, che ha visto rinascere l'uva Dorona. Scruton, che ha studiato a Cambridge e poi insegnato a Londra, mentre ora è visiting professor a Oxford, si è perso lo splendore dei vigneti con l'uva ancora appesa: ma domenica ha trovato una giornata di sole e pace, anche se senza grappoli. In compenso, l'hanno portato ad imparare. Ha detto, dopo: «Nel passato, ho pensato sempre che il Prosecco fosse una imitazione dello Champagne: sono stato ignorante sull'uva e sul metodo che si utilizza per farlo. Adesso ho molto imparato sul Prosecco e ho un grande rispetto per questo vino. E' molto diverso, non è semplice, è un vino che esiste in molte variazioni, che si può utilizzare in tante occasioni e in tanti generi di celebrazioni. Io mi sono convertito al Prosecco». Per uno che consiglia di bere Chianti leggendo Heidegger, un bel salto. Insomma, il filosofo inglese, noto anche come convinto conservatore nonché polemista, s'è convertito d'amblé ed è diventato bon gré mal gré uno spot per le bolliccine di Valdobbiadene. Sincero ed entusiasta, supponiamo. Tanto che le parole del filosofo sono rimbalzate in una tempestiva dichiarazione del governatore Luca Zaia, che gongola «per un vino che è tutto del Nordest e le cui radici del successo sono tutte trevigiane». E aggiunge Zaia: «Il Prosecco è un grande vino e continua a mietere successi perché è semplicemente buono, si beve con piacere e non ha bisogno di essere interpretato o spiegato: basta assaggiarlo per apprezzarlo». E così le buome intenzioni di Zaia hanno il sapore di un colpo di spugna sulla volontà di comprensione di Scruton, per il quale - ed è un apprezzamento - il Prosecco «non è semplice». Scruton, da filosofo, è stato abbagliato dalla quiete di Venissa, a Mazzorbo, e la storia dell'uva Dorona resuscitata per tornare a mescere in 4880 bottiglie il vino dei Dogi è stata musica per le sue orecchie di conservatore. Gianluca Bisol ha incassato la sorpresa, la conversione eil compiacimento britannici. Scruton, che ha all'attivo una trentina di libri, se mai aggiornerà il suo Bevo dunque sono, dovrà aggiungere un capitolo sul Prosecco.
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