Il genio e il grande cuore di Luciano Babetto innamorato della sua terra

il ritratto
Un imprenditore di successo ma principalmente una persona umile e di grande umanità. A Torreglia e Teolo, i due comuni dove aveva fondato le sue aziende e dato lavoro a centinaia di famiglie, ricordano così Luciano Babetto, l’ottantenne industriale “venuto dal freddo”, morto lunedì a Padova.
I funerali dell’imprenditore che nel 2010 aveva ricevuto la cittadinanza onoraria del comune di Torreglia e recentemente quella di Montegrotto, sono fissati per le 10.30 di stamattina nel Duomo di Montegrotto.
Amante dei Colli, viveva gran parte dell’anno con la moglie Nelly in via Cicogna Pirio, nella tenuta agricola Ca’ Scarpon, sulla sommità del colle, dove si occupava della produzione di vini di qualità.
Babetto a Torreglia lascia numerose testimonianze. In primis l’hotel La Torre in centro al paese, diventato il biglietto da visita del comune. Ricavato da un intelligente restauro conservativo dell’ex villa dei Conti Corinaldi, che aveva acquistato negli anni ’90 e su cui aveva speso oltre un miliardo di lire con l’intento di lasciare un segno di riconoscenza al territorio che gli aveva dato tanto. Andava fiero di quella stanza ricavata nella torre, da dove si domina il paese. Babetto aveva anche contribuito al restauro della chiesa di San Sabino a Torreglia Alta e alla realizzazione della piazza al Bersagliere.
I dipendenti Criosbanc, ricordano il suo attaccamento al centro ricerche da lui creato: ne era geloso, lo teneva sotto chiave. Aveva voluto mantenerlo anche dopo la vendita dell’azienda di banchi frigo ai tedeschi.
Imprenditore, ma soprattutto uomo. Una delle sue aziende, la Luvata, era passata in mano svedese, e la multinazionale nel 2014 aveva deciso di delocalizzare la produzione costringendo 50 famiglie a spostarsi in Friuli. «Dobbiamo tenercela stretta», aveva detto Babetto al sindaco Legnaro. E per farlo aveva ridotto agli svedesi il canone del capannone di sua proprietà.
Lasciato il settore del freddo si era buttato con successo nel campo della sanità, gestendo noti poliambulatori a Monselice, Battaglia e Piove. La passione per il volo l’aveva portato a prendere il brevetto di pilota di ultraleggeri in età avanzata. Spesso si recava all’aviosuperfice di Pozzonovo, dove teneva un velivolo. «Quando sono in volo mi sento bene come quando riesco ad aiutare qualcuno, specie i giovani, a realizzare il loro progetti» ripeteva spesso. ––
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