Il maresciallo Verde patteggia: quattro mesi all’ex di Debora

Aveva svolto dei controlli non autorizzati nella banca-dati delle forze dell’ordine. Isabella aveva denunciato di essere vittima di stalking e di minacce

PADOVA. Ha patteggiato quattro mesi di carcere con la sospensione condizionale della pena il maresciallo dei carabinieri (in congedo) Giuseppe Verde, accusato di violazione del segreto d’ufficio e accesso abusivo alla banca dati delle forze dell’ordine nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Isabella Noventa.

Totalmente estraneo al delitto, il sottufficiale è finito nei guai per aver svolto delle ricerche allo Sdi (banca dati riservata alle forze dell’ordine), una serie di accessi non collegati a un’attività d’indagine. In pratica un atto del tutto autonomo. Tra il 2013 e il 2014 il carabiniere aveva effettuato alcuni controlli proprio sul conto di Isabella Noventa: era il periodo durante il quale la sfortunata segretaria di Albignasego aveva presentato sei denunce per stalking al commissariato Stanga, dopo aver ricevuto offese e minacce sia al telefonino sia tramite alcuni bigliettini lasciati sul parabrezza della sua auto.

La casa dove vivevano il maresciallo e Debora
La casa dove vivevano il maresciallo e Debora


Verde è stato una delle colonne dell’Aliquota operativa della Compagnia di Padova, in quanto esperto in rilievi. Era il militare che si occupava dell’attività tecnica dopo l’esplosione di un bancomat o dopo una rapina in banca. E che entrava in gioco anche per sviluppare tutti gli accertamenti al computer necessari quando si porta avanti un’indagine. Nel febbraio 2016, dopo un mese di accertamenti sulla scomparsa di Isabella Noventa, si scopre che il sottufficiale aveva una storia d’amore con un membro del terzetto killer condannato per l’assassinio di Isabella Noventa, Debora Sorgato, considerata l’esecutrice materiale del delitto. Debora (30 anni confermati in appello insieme al fratello Freddy, mentre la complice Manuela Cacco dovrà scontare 16 anni e 10 mesi), viveva in un appartamento a pochi metri dall’abitazione di Verde a Camin: i due condividevano il pianerottolo. La notte tra il 15 e il 16 febbraio 2016 quando i tre sono arrestati, Verde è interrogato per ore. Ed è lui a mandare in frantumi l’alibi dell’ex compagna. Nel marzo successivo è sempre lui a chiamare i colleghi quando in casa scopre uno scatolone che l’ex compagna gli aveva chiesto di custodire: all’interno ben 124 mila euro in contanti e 2 pistole con munizioni. Ma c’era quell’accesso abusivo allo Sdi. Un errore - o un favore - che ha pagato a caro prezzo. —
 

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