Il miracolo del Mantegna rinato
Cappella Ovetari, completato anche il restauro della parete sinistra

La Cappella Ovetari, uno dei più grandi capolavori del Mantegna, sta per esser riconsegnata al pubblico dopo la ricostruzione degli affreschi della parete destra; il «miracolo» segue quello della ricostruzione della parete sinistra, realizzata in contemporanea alla grande mostra sul pittore ideata da Vittorio Sgarbi nel 2006. Un miracolo realizzato con la rielaborazione digitale delle fotografie disponibili scattate prima del bombardamento dell'11 marzo 1944, quando lo spazio sacro fu distrutto dalle bombe degli alleati sulla chiesa degli Eremitani e su Padova. Ne dà notizia il professor Gianluigi Colalucci il quale, dopo un lavoro di oltre tre mesi realizzato dalla sua équipe composta da Marco, Francesca e Pilar, si dichiara soddisfatto del lavoro eseguito. «Il risultato è soddisfacente per la fruizione che comportano questi affreschi. Non credo ci potrà essere un ulteriore intervento perché le casse che custodivano i frammenti del Mantegna raccolti dopo il bombardamento, hanno quasi esaurito la scorta disponibile», spiega il professor Colalucci. Dopo la ricomposizione, nel 2006, della parete sinistra interamente dipinta dal Mantegna entro il 1557, che visualizza sei vicende della vita di san Giacomo, grazie alla «anastilosi informatica» messa a punto dal professor Domenico Toniolo e dalla sua équipe dell'Università di Padova, la Fondazione Cariparo aveva messo a disposizione 120.000 euro per completare il lavoro sulla parete destra. Che squaderna le storie di San Cristoforo, affrescate da Ansuino da Forlì, Bono da Ferrara e Andrea Mantegna. «Per l'ultimo intervento - dice Gianluigi Colalucci - gli operatori si sono dovuti armare di pazienza cercando di riequilibrare con continui confronti la parete destra con quella sinistra che aveva dato un buon risultato. Quella destra mostrava il tono della fotografia di fondo un po' più sostenuto e quindi, mediante opportune velature, abbiamo riequilibrato la visione d'insieme. Sono state realizzate delle stuccature per unire i frammenti esistenti aggiungendone una trentina della dimensione di dieci centimetri quadrati. L'intendimento è promuovere tra il grande pubblico la conoscenza dell'importante ciclo pittorico, restituendone per quanto possibile l'immagine e il godimento estetico». Che l'intervento abbia sortito l'effetto desiderato lo dimostrano i numerosi visitatori, che hanno frequentato la chiesa degli Eremitani negli ultimi mesi: il boom c'è stato grazie alla mostra del 2006. L'architetto Claudio Rebeschini, progettista dell'operazione, si manifesta entusiasta del lavoro concluso che ha comportato delicatezza e continua attenzione: «Siamo arrivati al massimo, sarebbe forzare la mano tentare qualcosa di più. Si può condividere o no la tecnica applicata, ma il risultato è al limite delle umane possibilità. Abbiamo messo la parola fine all'avventura, ora lasceremo finalmente tranquillo Mantegna». Si parla di ulteriori frammenti del Guariento, contenuti nelle casse, da posizionare sull'abside della chiesa degli Eremitani, in modo da ricostruire il grandioso ciclo affrescato; il sogno è cullato da Davide Banzato, direttore del Museo Civico. «Mi sono chiamato fuori da questo intervento anche perché occorre un tempo biblico per realizzarlo». Perfino il parroco don Lucio Guizzo si dimostra entusiasta del miracolo-Mantegna. «Le due pareti della cappella Ovetari sono più leggibili al pubblico. Sarebbe bello intervenire anche sui frammenti del Guariento e ricomporre l'abside della chiesa, sogno della sovrintendente Anna Maria Spiazzi, ma non sarà facile. Per ora accontentiamoci».
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