Il mulino più antico rinasce e racconta la storia di un borgo

DUE CARRARE. Roberto Chinello, imprenditore di Due Carrare leader nel settore della moda internazionale, design e arti contemporanee, è tra i soci fondatori dell’associazione Amici del Museo Ermitage, una realtà che riunisce al suo interno esponenti dell’imprenditoria e della cultura italiana e russa e si propone di sostenere lo storico Museo di San Pietroburgo, che custodisce al suo interno una delle collezioni d’arte più preziose, vaste e importanti del mondo. Ma pur proiettato verso il mondo, Chinello non ha dimenticato le sue origini e i suoi luoghi. E in particolare il simbolo di Pontemanco, che deve la sua origine all’importanza dell’attività produttiva legata al canale chiamato Biancolino, costruito in epoca medioevale come deviazione del Canale di Battaglia, importante via fluviale che collega Padova con Monselice ed Este. È il mulino antico del borgo medioevale di circa mille anni, il più antico di tutto il Nord Italia. Il progetto di Chinello nasce dall'esigenza di recuperare un'importante testimonianza della memoria storica di un'area gestita in maniera unitaria da secoli e che conteneva al suo interno funzioni importanti a carattere territoriale, come appunto il mulino ad acqua, ancora in uso nella prima metà del secolo scorso e di cui i più anziani conservano un ricordo preciso. Le ipotesi di rilancio dell'area da un punto di vista turistico-ricettivo tendono al recupero dei luoghi della memoria, per individuare percorsi all'interno del territorio di Pontemanco che consentano di ricostruire un rapporto con la storia recente e passata fatto non solo di ricordi ma anche di sensazioni e di riscoperte delle tecniche che consentivano una vita sociale di qualità pur nelle ristrettezze e nelle difficoltà di una società in cui la tecnologia era ancora arretrata, la lotta per la sopravvivenza era quotidiana e anche l'approvigionamento dei generi di prima necessità diventava una sfida quotidiana.
«Quel mulino ad acqua costruito con tecniche rudimentali e con materiali semplici e rispettosi della natura, esiste ancora oggi ed è perfettamente funzionante», spiega Roberto Chinello. «È alimentato dall’acqua del canale Biancolino. Fu con lo svilupparsi delle tecnologie produttive che, in seguito, si innescarono trasformazioni sia nell’ampliamento degli opifici, sia nella struttura del territorio con la realizzazione di chiuse e canali derivati dal corso principale del fiume su cui si insediavano più attività produttive contemporaneamente». La particolarità del mulino di Pontemanco è che, fin dalla sua costruzione, non ha cessato mai di funzionare. L’originalità dell’impianto è accompagnata da documentazione che non solo ne certifica l’autenticità, ma che consente anche di ricostruire tutto il mondo che circondava i mulini nel corso dei secoli, comprese le controversie che ne accompagnavano le vicende sia di carattere politico-amministrativo, sia di carattere interpersonale tra imprenditori singoli o associati. Un autentico mulino del 1490, debitamente restaurato e pronto all'uso. E proprio in riferimento alla produzione “green” di energia, si può collegare il restauro di questo mulino di fine Quattrocento, ma risalente sicuramente a prima: il 1490 è infatti la data di una mappa dove nel medesimo posto di oggi è segnalata la sua presenza. Recentemente è stato restaurato dal proprietario e ora sarà visitabile dalla comunità.
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