Il pericolo “revenge porn”: «In America è un reato»

Laura Baccaro, psicologa e criminologa, analizza questi comportamenti. «Manca l’educazione affettiva, è tutto spostato sulla mediaticità e sui social»

PADOVA. Se mi lasci ti cancello: non è solo il titolo di una celebre commedia con Jim Carrey e Kate Winslet, ma sta diventando la filosofia di molti giovani senza scrupoli, che condannano le proprie vittime ad una esposizione degradante e offensiva.

Gli psicologi, soprattutto all’estero, hanno già avuto modo di studiare il fenomeno a fondo, tanto che in letteratura ha già un nome: revenge porn, ovvero vendetta pornografica. E in alcuni stati degli Usa si configura anche come reato specifico, una particolare forma di violenza di genere. «La pratica» spiega Laura Baccaro, psicologa e criminologa, già professoressa a contratto alla facoltà di Medicina di Padova ed ora docente al campus universitario Ciels «sta prendendo piede per più ragioni. Da un lato c’è l’estrema facilità e gratuità dei social network, che portano sempre più persone ad usarli ed al dilagare di queste forme di stalking tecnologico. Dall’altro c’è un’educazione affettiva che manca: è tutto spostato sulla mediaticità delle emozioni, alcune coppie sono talmente prese dall’immortalare il momento che smettono di viverlo. Lasciare il telefonino fuori dalle storie d’amore ci fa molto meglio, ed è anche un modo per proteggersi».

La dinamica del fatto recente, che ha coinvolto una ragazza di trent’anni che vive a Padova, non è del tutto chiara: in apparenza nessun litigio, nessuna ripicca. Solo, forse, il desiderio malato di esporre un trofeo, anche se molti mesi dopo. Eppure, dice la psicologa, nella maggior parte dei casi il movente è proprio il desiderio di vendetta. «Un piatto» dice l’esperta «che va servito freddo, in questo caso freddissimo. Probabilmente il ragazzo ci ha ripensato nel tempo, maturando una sorta di ossessione per lei. Le ragioni di un gesto simile possono essere tante, ma quasi sempre l’obiettivo è quello di vendicarsi: tu mi lasci e io distruggo la tua dignità, anniento la tua privacy, lego per sempre la tua immagine a quelle foto o quel filmato. La potenza dei social sta qui, nel cristallizzare il momento con la potenza dell’immagine. Nel bene e nel male. Ora il viso o il nome di questa ragazza rimarrà indissolubilmente legato a quel video, che per la nostra società è molto degradante: non stava facendo niente di male, in realtà, ma se gli scatti escono dalla sfera privata restituiscono, nell’immaginario comune, l’idea di una persona poco seria».

L’autore del gesto, ora, rischia una denuncia molto pesante. Ma la responsabilità è condivisa con tanti altri che, senza troppe remore, hanno collaborato a far rimbalzare il video tra i telefonini di mezza città: «Purtroppo» continua Baccaro «è raro che qualcuno si identifichi con la vittima: nessuno pensa che di mezzo c’è una persona vera, che subirà danni morali, psicologici e relazionali enormi per questa vicenda. Si vive il virtuale come un mondo altro, quando in realtà è strettamente intrecciato con la realtà. Ci si limita a condannare moralmente, a dire “poteva non farlo”».

L’Ordine degli Psicologi ha indicato una serie di numeri di telefono a cui è possibile chiedere gratuitamente aiuto e supporto. Tra questi: Telefono Amico, 199.284.284; Telefono Azzurro, 1.96.96 e De Leo Fund, 800.168.768. Per lo sportello anti-stalking: 347 5220363.

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