Il pittore che dipinse per il cinema Quando Flangini sfiorò Van Gogh

PADOVA. Si è aperta con la più classica delle vernici a Palazzo Zuckerman, di fronte ai Musei agli Eremitani, alla presenza dell'Assessore alla Cultura del Comune di Padova e al direttore dei Musei e Biblioteche del Comune di Padova Davide Banzato, la mostra "Flangini & Minnelli. Il Cinema Dipinto", personale dedicata a Giuseppe Flangini, pittore veronese nato nel 1898 e morto nel 1961, un protagonista assoluto dell'arte pittorica veneta del secolo scorso.
L'esposizione, patrocinata da Comune di Padova, Regione Veneto, Ambasciata d'Italia a Washington e Fondazione Flangini, è gratuita, e ha aperto i battenti questa mattina, restando visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19 fino al prossimo 26 agosto.
Della vasta produzione di Flangini, che spazia dal vedutismo alla ritrattistica sempre in uno stile fra neo-impressionismo ed espressionismo, si celebra specialmente il suo apporto all'arte cinematografica, allorquando Flangini si trovò a partecipare alla realizzazione della pellicola "Lust for Life" (tradotto in italiano in "Brama di Vivere"), film del 1956 per la regia di Vincente Minnelli, un'appassionato ritratto del genio espressionista Vincent Van Gogh, con Kirk Douglas e Antony Quinn.
Giuseppe Flangini, in quell'occasione, realizzò uno dei più ragguardevoli Storyboards, le strisce illustrate che servono al regista per visualizzare la composizione delle scene prima di girarle, della storia del cinema, ed accompagnò la macchina da presa durante il film, diventando un vero e proprio occhio pittorico del processo di produzione. Proprio in quelle opere si nota nelle pennellate di Flangini un'immersione tale nel soggetto narrato che si intravede nel suo stile qualcosa dello stesso Van Gogh: se non altro nei margini, nelle pennellate, nelle sagome, nei soggetti di vita normale, lontane da quelle tante vedute che Flangini realizzò nella prima parte della sua vita, specialmente nella sua amata terra, il Veneto. Tante sono, infatti le vedute che questo straordinario artista ci ha lasciato della sua amata Verona, di Venezia, della splendida campagna veneta, di Milano, di Bologna, e tanti sono i rimandi alla cultura e all'espansione industriale, ispirati forse da quel Futurismo nella cui totale esplosione Flangini si era trovato proprio negli anni della sua formazione. Dalla cultura industriale, dai paesaggi sconvolti e mutati, dalle ciminiere, il passo verso la pittura a sfondo sociale è breve.
Perchè Flangini non era solo artista, ma anche uomo attento ai tempi, con una di quelle spiccate sensibilità che spesso rendono un artista inviso a quel potere forte che non permette ai suoi sottoposti di volare col cervello e con il cuore. Flangini fu infatti antifascista della prima ora, e fu incarcerato negli anni bui del conflitto, macchia indelebile non nell'onore ma nel corpo e nella mente. Flangini prosegue quindi nel filone sociale, attento all'espressione dei lavoratori, soprattutto in quel belgio minerario che divenne, dopo la guerra, sua terra d'adozione. E qui ritorniamo al cinema. Sì, perchè Van Gogh passò un periodo da predicatore nelle miniere di carbone belghe, e questo Minnelli lo raccontò con dovizia di particolari. Flangini lo seppe riprodurre con rassegnata, tetra ma vitale sensibilità, negli occhi, appena abbozzati ma tanto vivi dei minatori, nell'opprimente nero che circondava i lavoratori fino a tingerne la pelle, nelle ambientazioni sconvolte, nei riti quotidiani, dal lavoro ai funerali, di chi lavora tanto, troppo, mandando avanti un mondo che, pur avendone bisogno, emargina quella sporcizia che si portano sul viso e sulle mani. Una mostra da non perdere, 65 opere di pura passione a firma di un grande artista del '900.
Riccardo Cecconi
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