IL PITTORE DEGLI ANGELI L'oro di Guariento nella Padova del Trecento

Da aprile a Palazzo del Monte un'esposizione raccoglie tutte le maggiori opere dell'artista-chiave della città medievale
Qui accanto, Guariento da Arpo, «Schiera di angeli armati (arcangeli?)», Musei Civici di Padova, Museo Bottacin Più a destra, sempre di Guariento «Gruppo di dieci angeli con globo», Museo Bottacin In basso, «Angelo armato» dalla Pinacoteca di Arezzo
Qui accanto, Guariento da Arpo, «Schiera di angeli armati (arcangeli?)», Musei Civici di Padova, Museo Bottacin Più a destra, sempre di Guariento «Gruppo di dieci angeli con globo», Museo Bottacin In basso, «Angelo armato» dalla Pinacoteca di Arezzo
La primavera prossima Padova celebrerà l'epopea della signoria carrarese con una full immersion ad alta definizione culturale: rivivrà il secolo d'oro del medioevo, l'indissolubile intreccio di pittura, scultura, poesia, musica, scienza, arti applicate. La città intera con le sue istituzioni culturali, i musei, le chiese, i palazzi, gli oratori e il ritrovato Castello, diventerà teatro di un ricco palinsesto. Il Comune e la Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo hanno compiuto un piccolo prodigio, visti i tempi che corrono, e reso possibile un evento che contempla tutte le arti. Il fedele racconto della gloria medievale ruota intorno al genio di Guariento, orgoglio del Trecento patavino, pittor gentile che intaglia nella luce e fa vibrare di grazia il realismo giottesco.  I Signori da Carrara, su suggerimento dell'Arciprete di Piove di Sacco, per il cui Duomo aveva eseguito il Polittico dell'Incoronazione, ne colsero la grandezza e gli affidarono la mission della loro trasfigurazione regale cui tenevano al punto da sfidare la Serenissima alleandosi con i suoi nemici. La sfidarono anche nella magnificenza, nell'allestire scrigni di meraviglie da far invidia alle capitali europee o a comuni italiani di più alto lignaggio, come Firenze e Siena. Non esitarono a chiamare a corte le creature più vicine a Dio, quelle che Dante vede disposte su cerchi concentrici intorno al punto sommo dove risiede il Padre Eterno. Le schiere angeliche che decoravano il soffitto della cappella della reggia carrarese sono la sua opera più celebre e universalmente nota, icona del gotico aulico e cortese. Quella cappella dedicata alla Madonna doppiava in modo egregio, mezzo secolo dopo, l'opera somma di Giotto e poteva a buon diritto collocarsi tra i capolavori della pittura gotica in Italia.  La mostra-evento «Guariento. Il Maestro degli Angeli» curata da Francesca Flores d'Arcais, Davide Banzato e Anna Maria Spiazzi, aprirà il 16 aprile nelle restaurate sale di Palazzo del Monte e riunirà quasi tutti gli angeli dell'antico cielo, in parte conservati ai Musei Civici e in parte disseminati in collezioni private.  La mostra vedrà inoltre l'idioma gotico dell'artista padovano, le linee falcate e flessuose, i colori luminosi, le architetture traforate, confrontarsi con colleghi veneziani, bolognesi e boemi che andavano parimenti cesellando una versione del gotico attenta al dettaglio quotidiano quanto alla mistica cortese. Vitale da Bologna, Lorenzo Veneziano, Pietro e Giuliano da Rimini. Nicolò Semitecolo, Giusto de' Menabuoi, Altichiero da Zevio faranno da corona alle opere del Guariento note e meno note, come il Trittico giovanile con la Crocefissione di collezione privata tedesca e le due Madonne con Bambino rispettivamente della Courtand Gallery di Londra e del Metropolitan di NY. Il Guariento è poi in bella vista, restaurato dalla Soprintendenza, agli Eremitani nell'abside maggiore dove, con ardita agilità prospettica, si era prodotto nell'imponente ciclo con il Giudizio Universale e le storie di S.Agostino Giacomo e Filippo, in gran parte distrutto dal bombardamento del 1944, insieme alla Cappella Ovetari. Tra i Musei Civici e Palazzo Zuckermann andrà in scena la nobile vicenda di Padova carrarese, con documenti originali, vedute, modelli, ricostruzioni virtuali. Rivivranno la città trecentesca e i tesori celati nelle biblioteche, nei palazzi, nelle chiese. I codici, le monete, l'oreficeria, le ceramiche, gli avori, i mobili. La spazio eletto della musica verrà invece allestito al Museo Diocesano vis-à-vis con palazzo del Monte. Un controcanto che vale anche per gli angeli visto che alle gerarchie celesti che affolleranno le sale dell'ex Monte di Pietà, farà eco nel Salone dei Vescovi un'installazione di Omar Galliani il cui rarefatto simbolismo, che cova la luce entro la nigredo della grafite, offre una versione contemporanea degli afflati angelici.  La scienza farà la sua parte e avrà il suo punto di forza nel famoso astrario, l'"orologio" inventato da Jacopo Dondi.  E che dire della scultura a partire da quella Madonna di Giovanni Pisano in Cappella Scrovegni con Maria che inaugura l'anchement, il contracolpo dell'anca nel reggere e guardare il Bambino che diventerà una matrice del Gotico, da cui non saranno esenti nemmeno gli Angeli del Nostro. Per la poesia non poteva esserci miglior sede che la casa del Petrarca ad Arquà.

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