Il ritorno di Hemingway nel “suo” Veneto

Gli anni della guerra, gli anni della vacanza: il film del padovano Emilio Briguglio tocca i luoghi cari allo scrittore
Di Silvia Gorgi

PADOVA. Dalle testimonianze, dagli scritti, dalle suggestioni, prenderà forma “My name is Ernest. Hemingway e l’Italia”.

Presentato lo scorso 31 agosto al Lido, nello spazio della Regione con la collaborazione della Treviso Film Commission e di Running Tv International, il lungometraggio, prodotto dalla padovana Venice Film, ha la regia di Emilio Briguglio, sempre padovano: «Fra i vari progetti su cui stavo lavorando con la Venice» racconta Briguglio «questo ci serviva come prova generale per il film che svilupperemo nel 2013, sempre in costume, d’epoca. Analizziamo due periodi di permanenza di Hemingway in Veneto: dal ’18 quando arriva in Italia come volontario della Croce Rossa e viene ferito a Fossalta di Piave, ed è il periodo in cui cui si innamora dell’infermiera Agnes. E poi dal ’48 quando torna in vacanza, rendendo celebri l’Harry’s Bar e il Gritti, spostandosi fra Caorle, Venezia, Cortina, e si innamora della nobildonna Adriana Ivancich. Il primo periodo lo ispira per “Addio alle armi”, il secondo per “Di là dal fiume fra gli alberi».

I passaggi fra un periodo e un altro «saranno uniti dalle testimonianze che abbiamo raccolto e che saranno inserite come voci fuori campo. Con Riccardo Fabrizi, il cosceneggiatore, abbiamo studiato Hemingway cercando di non tralasciare nulla, partendo dai suoi scritti e rivedendoci anche quanto fatto finora nel cinema». Grande lavoro di preproduzione, dunque, e recupero di immagini di repertorio.

Le riprese, iniziate il 18 settembre, toccano a Venezia l’hotel dei Dogi, ad Abano villa Rigoni Savioli, a Nervesa della Battaglia il museo della prima Guerra Mondiale, e poi Chioggia. Ultime scene a fine mese a Torre di Mosto, poi di nuovo Venezia.

Il regista arriva a questo lavoro dopo alcune autoproduzioni che l’hanno fatto conoscere nel circuito cinematografico regionale, come il film “L’Appello” sul disagio giovanile, vincitore di quattro premi internazionali (in Alaska, Cile, Bolivia, Messico) e divenuto nel 2012 film d’essai, e il documentario biografico “Gitta Schilling-Bellezza senza tempo” sulla fotomodella tedescadi fama internazionale tedesca, ritiratasi a Gallio e da lui riscoperta.

Sul set di Briguglio un cast tecnico ormai consolidato nelle esperienze precedenti, Lorenzo Pezzano alla fotografia e Francesco Marotta al montaggio, come scenografo Antonio Panzuto. Gli interpreti, scelti dopo un doppio casting a Padova e a Roma, sono uno stuolo di attori veneti: Carla Stella, Vasco Mirandola, Alessandro Bressanello, Marco La Ferla, Sara Lazzaro. Quanto alle parti principali: «Il padovano Stefano Scandaletti per il barone Farouk mi sembrava perfetto. L’ho visto a teatro, poi in “Vallanzasca, e lo considero uno dei talenti della scena nazionale. Per interpretare Adriana Ivancich, nonostante l’età sia superiore, abbiamo scelto Anna Kravos, di Trieste, attrice estremamente versatile; Diego Pagotto, visto accanto a Elio Germano in “Faccia d’angelo” sarà Fabio e Eleonora Bolla di Padova, presente negli ultimi film di Brizzi e Ozpeteck, una perfetta giovane Agnes».

In scena va soprattutto il Veneto: "A Hemingway ricordava la sua terra d’infanzia, il Michigan, qui poteva alimentare le sue profonde passioni per caccia e pesca e aveva incontrato anche fortissime passioni amorose. Attraverso le sue vicende umane ci siamo ritrovati a raccontare la potenza della bellezza di questo territorio».

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