Il robot Da Vinci chirurgo-record supera i 250 interventi l’anno

Il super-chirurgo robot dell’Azienda ospedaliera è sempre al lavoro: esegue da uno a due delicati interventi al giorno. Il Da Vinci (chiamato così in omaggio a quel Leonardo che progettò i primi...
CARRAI - INTERVISTA SU TRAPIANTO DI POLMONE - PROF. FEDERICO REA CARRAI - INTERVISTA SU TRAPIANTO DI POLMONE
CARRAI - INTERVISTA SU TRAPIANTO DI POLMONE - PROF. FEDERICO REA CARRAI - INTERVISTA SU TRAPIANTO DI POLMONE
Il super-chirurgo robot dell’Azienda ospedaliera è sempre al lavoro: esegue da uno a due delicati interventi al giorno. Il Da Vinci (chiamato così in omaggio a quel Leonardo che progettò i primi robot della storia) è arrivato in ospedale nel 2002 e, da allora, è stato utilizzato interventi di Urologia e Chirurgia toracica. L’impiego della chirurgia robotica è progressivamente cresciuto negli anni e ora anche altre specialità - Cardiochirurgia in primis - aspirano ad avvalersene. In via Giustiniani presto arriverà un secondo robot di ultima generazione, dal costo di circa due milioni di euro.


«Abbiamo una sala dedicata alla chirurgia robotica» spiega il professor Filiberto Zattoni, direttore dell’Urologia, «portiamo a termine un intervento ogni mattina. Il lunedì e il mercoledì facciamo doppia seduta operatoria, quindi eseguiamo un intervento anche al pomeriggio. In sintesi, il team di Urologia effettua sette sedute operatorie a settimana. Si tratta di interventi impegnativi, una prostatectomia dura cinque ore. Nei giorni liberi il robot viene utilizzato anche dal gruppo del professor Rea per la Chirurgia toracica. Se vogliamo estendere l’utilizzo ad altri reparti è evidente che in questo momento non ne andiamo fuori. Ci sono tanti Centri che hanno due robot, per aumentare la produzione in senso globale è necessario mettere a disposizione un secondo macchinario». La Clinica Urologica ha eseguito 250 interventi robotici nel 2016, contro i 220 dell’anno precedente. Il Da Vinci non sostituisce il chirurgo, ma ne diventa un’estensione. Ha quattro bracci alle cui sottilissime estremità (poco più che aghi) sono montati strumenti per tagliare, cauterizzare, suturare. Il chirurgo lo manovra da una console, di solito fuori dalla sala operatoria. Una microcamera su un endoscopio gli restituisce immagini 3D e ingrandite degli organi interni del paziente, che osserva su uno schermo. Il medico controlla quelle piccole “manine” che eseguono movimenti controllati al millimetro, impossibili per mani vere. E per entrare nel corpo del paziente bastano minuscoli fori, anziché tagli con il bisturi. «La chirurgia robotica consente interventi poco invasivi: meno rischi, sanguinamenti, cicatrici» sottolinea il professor Federico Rea, «si possono eseguire operazioni non praticabili con tecniche tradizionali e i ricoveri diventano più brevi. Nell’ambito della Chirurgia toracica robotica, siamo centro pilota in Italia per il trattamento delle patologie del timo: dal 2002 al 2007 abbiamo eseguito 250 procedure. Il robot arriva dove la chirurgia mini-invasiva non riesce. Oggi la Chirurgia toracica di Padova è tra i centri con maggiore attività di chirurgia mininvasiva e robotica d’Italia».


La chirurgia laparoscopica è un’altra tecnica poco invasiva: si inseriscono nell’addome del paziente, attraverso un forellino, sottilissimi tubi dotati di fibre ottiche e di microstrumenti, che il chirurgo manovra dall’altro capo. I movimenti però sono limitati e non controllati dal robot: se trema la mano del chirurgo trema anche lo strumento che fa l’incisione. «La chirurgia robotica deve essere sfruttata per interventi conservativi, non demolivi» aggiunge il professor Zattoni, «se c’è bisogno di ricostruire ad arte la zona dove si interviene. O se bisogna preservare un organo parzialmente sano. Ogni tipo di intervento ha una sua specifica indicazione da rispettare». Un intervento robotico costa al sistema sanitario almeno 3mila euro in più rispetto agli standard. Il Da Vinci ha onerosissimi contratti di manutenzione e materiali monouso che costano oltre 1.500 euro a intervento. Questo anche perché la casa produttrice, la Intuitive Surgical, ha il monopolio.


Elisa Fais


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