Il sindaco di Padova Giordani: Fuori dalla Giunta chi corre in Regione

Il sindaco Sergio Giordani avvisa i suoi: Chi si candida per un posto in Consiglio regionale dovrà rimettere tutte le deleghe
MALFITANO-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CONFERENZA STAMPA GIORDANI
MALFITANO-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-CONFERENZA STAMPA GIORDANI

PADOVA. Mentre a Padova la musica “renziana” suona ancora a basso volume, i movimenti per essere inseriti in una delle liste di centrosinistra per le elezioni regionali del prossimo anno sono già abbondantemente in corso.

A dettare le regole delle candidature saranno i rispettivi capi politici, ma le prescrizioni sulle eventuali ambizioni di uomini di giunta sono già arrivate direttamente da Sergio Giordani.

scelta obbligata. Subito dopo il ritorno di tutta la squadra dalle ferie estive, il sindaco ha annunciato ai suoi assessori che, qualora legittimamente vogliano correre per un posto come consigliere regionale nel 2020, un attimo dopo l’ufficializzazione della candidatura dovranno dimettersi e rimettere nelle sue mani le deleghe.

Un “diktat” irrevocabile che ha spiazzato alcuni componenti della squadra di Palazzo Moroni in trattativa per un’eventuale corsa a Palazzo Balbi, e basato sulla richiesta del rispetto del voto dei cittadini, della maggioranza e dello stesso primo cittadino. Questi i punti evidenziati da Giordani che potrebbe quindi doevr affrontare un rimpasto di giunta.

i papabili. Attualmente i nomi sono solo tre: Arturo Lorenzoni, Andrea Micalizzi e Antonio Bressa. Il vicesindaco ha presentato a giugno il progetto “Il Veneto che vogliamo» insieme a uno dei suo consiglieri politici, Marco Carrai. L’obiettivo è quello di riproporre l’esperienza politica di Coalizione civica a livello regionale, e non è escluso che sia proprio il professore a giocarsi la partita a Venezia.

Se così fosse, dovrà abbandonare l’ufficio al primo piano di Palazzo Moroni, dove sono conservati tutti i progetti sulla mobilità e la viabilità del futuro, a partire dal tram fino alle nuove aree pedonali. Sempre che non entri in partita direttamente Carrai, ex assessore di Flavio Zanonato.

Nel Pd invece invece gli unici ad avere le carte in regola per provarci sono Bressa e Micalizzi, rispettivamente assessore al Commercio e ai Lavori pubblici. Il primo ha fatto tutta la trafila formale per arrivare al ruolo di assessore, passando per i circoli fino alle segreterie di partito, mentre il secondo è partito dall’attivismo nei quartieri e dal 2010, esclusa la parentesi della giunta Bitonci, ha sempre amministrato.

Due profili diversi, uno in camicia l’altro in maglietta, su cui il partito vorrebbe puntare considerando il curriculum politico, i consensi e la capacità di polarizzare la loro visibilità.

nell’ombra. C’è in realtà un quarto uomo che per adesso lavora nell’ombra, l’assessore alla Cultura Andrea Colasio. Dopo aver lasciato il Pd si è assestato nei movimenti centristi e conserva buoni rapporti con tutti gli attori politici, compreso l’attuale governatore Luca Zaia.

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