Il vetro sospeso tra storia e futuro

Un investimento di 2 milioni di euro, non più bacheche ma un’onda bianca sinuosa e minimale
Di Enrico Tantucci
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 07.02.2015.- Museo del Vetro. Murano.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 07.02.2015.- Museo del Vetro. Murano.

di Enrico Tantucci

Un museo dei Muranesi dedicato anche al mondo. Vuole essere questo il nuovo Museo del Vetro di Murano che sarà inaugurato oggi completamente trasformato e ampliato nei suoi spazi, inglobando anche - con un intervento magnifico - una delle ex Conterie che sarà dedicata alle mostre e che si apre con un omaggio a uno scultore muranese anticipatore delle nuove tendenze dell’arte vetraria come Luciano Vistosi.

Le bacheche un po’ polverose del recente passato hanno lasciato a uno spazio espositivo moderno ed essenziale, dove spesso predomina il bianco, coinvolgendo nel nuovo allestimento le sale storiche di Palazzo Giustinian - che ospitano il Museo dal 1861 - ma anche l’area dell’ex fabbrica di perle di vetro adiacente il giardino della raccolta, fino ai nuovi spazi delle ex Conterie, che hanno consentito di aumentare di oltre il 50 per cento la superficie espositiva, portandola a oltre mille metri quadri, grazie a un finanziamento di circa 2 milioni di euro, assicurato dalla Regione con fondi europei ma in parte, per 600 mila euro, anche da Comune (il subcomissario Sergio Pomponio lo ha rappresentato ieri) e Fondazione.

Il nuovo progetto curato dal direttore della Fondazione Musei Civici Gabriella Belli con quello del Museo del Vetro Chiara Squarcina e con l’allestimento curato dall’architetto Daniela Ferretti, mira a valorizzare al meglio la collezione. Così, ad esempio, nel salone centrale, l'azzurro-blu della coppa Barovier, del 1470 circa, decorata con i temi tipici dell'iconografia rinascimentale, dialoga a distanza con l'azzurro tenue di un “Concetto spaziale” di Lucio Fontana. E i vasi di scavo della sezione delle Origini, che apre il percorso museale, sono esaltati al meglio nelle loro trasparenze dalle nere scaffalature su cui poggiano. Il percorso espositivo parte appunto dalle Origini - la storia del vetro è lunga più di quattromila anni - con un ampio nucleo di oggetti di arte romana in esposizione.

Prosegue poi con l’Età dell’Oro del vetro muranese, tra Medioevo e Rinascimento, con la svolta determinata dall’invenzione del vetro cristallino da parte di Angelo Barovier agli inizi del Quattrocento - testimoniata dalla famosa Coppa - e prosegue con le invenzioni virtuosistiche di Cinque e Seicento, quando si inventano nuovi tipo di vetro, come il vetro ghiaccio.

E proprio al vetro rinascimentale sarà tra l’altro dedicata la prossima mostra del Museo di Murano, come ha anticipato ieri Gabriella Belli. Quindi il Settecento, quando trionfa la moda oltre all’inventiva, come testimonia il grande centro tavola in cristallo a forma di giardino all’italiana, del 1760 circa, che troneggia in una delle sale. E poi, in rapida successione, l’affermazione tra Settecento e Ottocento di vetri come il calcedonio e il lattimo, l’avvento delle murrine, delle perle veneziane, gli anni difficili sino alla metà dell’Ottocento e quindi la rinascita.

Di grande interesse è la sezione che copre i primi settant’anni del Novecento, quando nasce il rapporto tra vetro e design e grandi artisti e architetti - da Martinuzzi a Cadorin, a Barbini, a Carlo Scarpa, tra gli altri - reinventano letteralmente il vetro muranese nelle forme e nel linguaggio. Il percorso museale si chiude con la sezione dedicata al vetro contemporaneo, con una sala dedicata tra l’altro alla memoria di Marie Brandolini d’Adda, interprete e conoscitrice del vetro muranese e a lungo presidente dell’Alliance Française a Venezia, che ha donato al Museo anche un’importante raccolta di opere di Napoleone Martinuzzi. E proprio quello del vetro contemporaneo è il campo con cui il nuovo Museo di Murano dovrà confrontarsi, per arricchire le sue collezioni e creare, allo stesso tempo, un tramite con le fornaci muranesi di eccellenza che sono anche in contatto con il mondo dell’arte. È su questa base che potrebbe saldarsi il rapporto tra il Museo e l’isola, per farne davvero una raccolta identitaria e allo stesso tempo uno stimolo alla produzione vetraria di qualità e dai contenuti più innovativi che potrebbe trovare qui una naturale vetrina. È un rapporto in parte da costruire, ma le basi ci sono e la vetrina, già terzo museo più visitato tra quelli della “collana” delle raccolte civiche, vicino ai 150 mila visitatori annui, ora brilla di più.

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