«In discoteca senza ballare una beffa che ci costa il lavoro»

padova
«Prima dimenticati, poi abbandonati, adesso perfino “sbeffeggiati” . Siamo chiusi dal 23 febbraio 2020, eccezion fatta per sei settimane di apertura a inizio estate dell’anno scorso. Non abbiamo ricevuto ristori particolari o un piano economico che ci salvi da una conclusione che diventa certa ogni giorno di più: chiudere definitivamente. E dunque siamo arrabbiati, pesantemente preoccupati e rischiamo di sentirci senza speranze». È un quadro a tinte fosche quello di Andrea Cavinato, referente dei locali da ballo Silb-Appe e titolare della sala da ballo “Paradiso latino” a Campodarsego.
Sono i numeri a fare più paura: «Tra città e provincia» continua Cavinato, «siamo una quarantina di locali, tra licenze da ballo invernali ed estive. Di queste attività, l’80% sono locali invernali, quindi al chiuso: questi non apriranno viste le temperature calde e destinate a diventare sempre più torride. Il restante 20% potrebbe aprire, ma si tratta di aprire per non lavorare, visto che non è permesso ballare. Un controsenso. Il Governo deve capire che noi abbiamo bisogno di far ballare la gente perché questo è il nostro lavoro e per questo motivo le persone vengono nei nostri locali. Per capire meglio la situazione in cui ci hanno messo» fa notare Cavinato, «sarebbe come dire a una persona che sì, può andare al ristorante, ma non può mangiare lì, dovrà aver mangiato già a casa. Un paragone tanto assurdo quanto realistico».
Aprire ma senza poter ballare è considerato dagli imprenditori del settore un totale fallimento. E l’indignazione monta perché si tratta di imprese che hanno perso il 100% del fatturato. Inevitabile tornare a parlare di ristori adeguati: «La faccenda è davvero molto semplice: o ci ristorano o moriamo» scandisce il referente Appe.
Parliamo di realtà dalle grandi dimensioni, nate per la socialità e l’aggregazione, capaci di ospitare fino a 5 mila persone contemporaneamente: «Ogni locale fattura da un minimo di 150 mila a un massimo di 10 milioni di euro e ogni locale muove 100 addetti tra servizio d’ordine, parcheggiatori, camerieri, baristi, senza contare i fornitori e le imprese di pulizie. Eppure ci stanno uccidendo. A livello nazionale sembra chiuderà definitivamente il 30% delle discoteche e delle sale da ballo» sottolinea Cavinato, «ho paura che questo dato possa essere confermato anche nel nostro territorio. Alcuni locali, soprattutto in provincia, hanno già chiuso, ma il bilancio lo vedremo a settembre».
Questo perché l’estate potrebbe ancora salvare buona parte dei locali: «Al Governo chiediamo di poter tornare a lavorare, magari con un protocollo, ma di tornare a fare il nostro mestiere. Ad oggi siamo gli unici che non vedono un futuro. Pertanto siamo disponibili anche ad accettare una riduzione importante della capienza. Lo stesso green pass è un’ipotesi percorribile, ma da sola nell’immediato non potrebbe funzionare». Per quanto la campagna vaccinale corra spedita infatti, il pubblico delle discoteche – per lo più under 30 – è ancora la platea meno vaccinata: «Significherebbe» conferma Cavinato, «rinunciare a più del 50% della nostra clientela per almeno tutto giugno e forse luglio. Eppure le spiagge sono zeppe di turisti, non tutti con la mascherina e spesso stipati fra loro». —
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