In Italia è ignorata Centervue stringe mega accordo in Usa

PADOVA. Avevano un progetto chiaro: creare un apparecchio diagnostico in grado di rilevare le gravi malattie dell’occhio in tempo utile per evitare la cecità, con conseguente risparmio di ingenti costi sociali. Una macchina di facile utilizzo e di basso costo. Erano sette giovani ingegneri, ma servivano danari. Hanno provato a chiedere in Regione, sono stati chiamati quando il progetto ormai era concluso. Anche le pochissime società di venture capital attive in Italia, molto dotate di risorse, sono caute nell’investimento. L’attesa può arrivare a tre anni, quando ormai una start-up fa a tempo a morire.
Nell’idea di Giuliano Barbaro e di Stefano Gallucci, i due amministratori delegati di Centervue, hanno creduto subito M31, l’incubatore padovano di nuove aziende guidato da Ruggero Frezza e il conte Giannino Marzotto. Insieme detengono oggi il 71,9% di Centervue, nata nel 2008 e prima start-up di M31.
Oltre alla base padovana, dove sono impiegati 27 ingegneri con un’età media di 33 anni, Centervue ha una sede a Santa Clara, in California. Ed è negli Stati Uniti, che da soli rappresentano la metà del mercato mondiale del settore, che l’azienda padovana ha stretto un accordo con il colosso della grande distribuzione Wal Mart, che entrerà ai primi di luglio in piena attuazione. Accordo favorito da un altro padovano, Aldo Cocchiglia, Ceo di Centervue Usa.
La società ha fornito a Wal Mart 54 Drs, fotocamere retiniche per la prevenzione delle patologie oculari, che sono state installate in quattro Stati campione. Da gennaio, chiuso il progetto pilota, la fornitura si allargherà a migliaia di punti vendita della catena americana. L’accordo è stato stretto con un gruppo di optometristi affiliati a Walmart per lo screening dell’occhio. L’optometrista è una figura intermedia praticamente inesistente in Italia mentre nel mondo anglosassone è un medico.
«Con questa macchina il paziente procede all’autotest che via web viene spedito agli specialisti per la lettura e la comunicazione della diagnosi», spiega Giuliano Barbaro, master in ingegneria biomedica, «è una triangolazione, un sistema nostro per il quale forniamo assistenza on-line 24 ore su 24».
La macchina installata da Walmart è la seconda prodotta dall’azienda padovana che in un anno ha visto lievitare il fatturato da 1a 7 milioni, generato per il 97% all’estero grazie a 1.500 macchine installate che assicurano già oggi il 20% del mercato mondiale di questo settore di nicchia occupato da nomi quali Canon o Zeiss che puntano, però, sul segmento più specialistico. La previsione dell’azienda padovana è di arrivare a 25-30 milioni di euro di affari nel 2014.
«A parte l’accordo con la catena americana», aggiunge Stefano Gallucci, figlio maggiore del mai dimenticato cardiochirurgo Vincenzo Gallucci, «lo sviluppo che Centervue può avere, deriva dal fatto che noi puntiamo sullo screening di massa. E la stessa tecnologia può essere applicata in ambiti diversi, al di fuori della patologia dell’occhio, per esempio al sistema cardio-circolatorio per prevenire il rischio d’infarto».
Centervue investe il 32% degli introiti in Ricerca e sviluppo dove lavorano 12 dei suoi 27 specialisti e il 30% nella rete commerciale; il resto è rappresentato dal costo del prodotto. «La nostra crescita è stata molto rapida nell’ultimo anno e produciamo utile. Ora siamo corteggiati, ma non abbiamo necessità di aumenti di capitale o di nuovi soci», conclude Gallucci, che il padre ha preferito avviare all’ingegneria informatica anziché alla medicina. «L’apertura a un nuovo fondo servirebbe solo in caso del grande salto», conclude. Un salto di cui l’Italia non si accorge.
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