In pensione Beghin, per 50 anni ha profumato la città

Dopo 70 anni di lavoro quotidiano in bottega, Dino Beghin - nato nel 1930 - si è ritirato nel suo “eremo”
BARSOTTI - PROTESTA ASCOM. dino beghin
BARSOTTI - PROTESTA ASCOM. dino beghin

PADOVA. Dopo 70 anni di lavoro quotidiano in bottega, Dino Beghin - nato nel 1930 e sposatosi nel 1949 con Leila - si è ritirato nel suo “eremo” di via Beato Pellegrino, a pochi metri dalla storica sede dell’ex Partito Comunista Italiano, a cui il più noto profumiere della città (con negozi in via Zabarella, piazza Duomo e Galleria Europa e trenta collaboratori), è stato sempre legato. Della sua profumata attività - e specialmente, degli anni in cui ha aperto il suo primo negozio di articoli per parrucchieri prima in via Cesare Battisti e poi in via Zabarella 87, Beghin ha tanti bei ricordi. «La bottega andò bene sin dai primi anni ’60 perché ebbi l’intuizione di organizzare, una volta alla settimana,incontri professionali per le parrucchiere di tutta la provincia e di promuovere i profumi con campagne pubblicitarie sui giornali, allo stadio Appiani e nelle sale da ballo.

Erano i tempi della brillantina Linetti, delle lavande Atkinson, che, durante il fascismo Mussolini aveva sostituito con il profumo nazionale Zamponi, del primo talco Felce Azzurra, della Paglieri. Anni del boom economico, quando in città c’erano anche le profumerie Piva, Zulian, Martini e Dogale e cominciavano ad essere venduti i prodotti di Chanel, Guerlain, Dunhil e Paco Rabanne». Nella sua vita non c’è stato però solo il lavoro.

Beghin è stato sportivo - calciatore nel Rovigo prima e tennista poi - e tifoso biancoscudato, in tribuna centrale a tifare per la squadra cittadina. E appassionato di politica, iscritto al Partito Comunista Italiano e quindi al Pd.

«Nei tempi cupi del terrorismo gli estremisti mi hanno anche sfasciato le vetrine del negozio», racconta. «Quando i leader nazionali dei comunisti venivano a Padova, ero quasi sempre io ad accompagnarli in albergo, al ristorante e agli appuntamenti. Tanto per fare alcuni nomi, ho avuto rapporti personali molto stretti con Berlinguer, Natta, Longo, Pajetta, Tortorella, Napolitano. A livello locale ho sempre avuto stima di Paolo Giaretta e di Zanonato, che ho sempre considerato il mio quarto figlio».

Dalla mattina alla sera, per circa 50 anni, è stato nei suoi negozi. «In questo tempo è cambiata la società e oggi Padova è meno bella di ieri perchè sono state fatte scelte urbanistiche scellerate». (

Argomenti:commercio

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova