Infermiere e volontario ucciso dal male a 60 anni Sabato l’addio a Villatora

SAONARA. Infermiere e volontario del soccorso, un padre premuroso e una persona sempre pronta a regalare un sorriso. Massimo Zambon è morto a 60 anni, dopo aver lottato a lungo contro la malattia che lo aveva aggredito con violenza. Lascia il figlio Francesco, trentenne, e il fratello Lorenzo. Il funerale sarà celebrato sabato alle 10.30 nella chiesa di Villatora e poi, dopo un passaggio davanti a casa con alcuni istanti di sosta, il feretro verrà verrà accompagnato al cimitero di Mellame, nel comune di Arsié, in provincia di Belluno, dove verso le 14.30 verrà accolto nella tomba di famiglia insieme alla sua amata Daniela.

Massimo infatti diciotto anni fa aveva perso la moglie, colpita a soli 42 anni da una grave forma di leucemia. Un grandissimo dolore e una grave perdita per lui e per il loro figlio, che all’epoca aveva appena 11 anni. Finché ha avuto le forze ha alternato il suo lavoro da infermiere all’attività di volontario del soccorso, per 40 anni nelle fila della Croce Verde di Padova, come è tradizione per la famiglia Zambon, ma anche tra i primi ad impegnarsi nel gruppo di “Pronto Conselve”, fondato dal fratello Lorenzo.

«Fin quando gli è stato possibile» ricorda Lorenzo «per quanto la malattia lo mettesse a dura prova, Massimo era un gigante buono, è stato sempre presente con grande determinazione, passione per il prossimo e senso di servizio svolto sempre con grande umiltà e gratuità. Fa davvero male non avere più mio fratello, noi che già avevamo perso la mamma troppo presto, aveva 54 anni, e la moglie di Massimo anche lei molto giovane. Eravamo rimasti soli, solo noi maschi, insieme al nostro papà Renato di ormai 81 anni, io, Massimo e il figlioletto, oramai divenuto uomo e ora con una compagna meravigliosa che gli dà tanta forza. Il motto del nostro gruppo di volontari del soccorso è “tutti dita della stessa mano”, da oggi Massimo sarà in ogni nostro dito di quella “mano” che lui ha così amato». —

Nicola Stievano

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