Interessi sui mutui ritenuti esosi fanno causa ai vertici di 4 banche

Chiesero alcuni mutui per sistemare la loro azienda di allevamento di bestiame, salvo poi, per la crisi, essere impossibilitati ad onorarli. Ma nel contempo hanno fatto visionare quei documenti a degli esperti bancari che avrebbero accertato una sproporzione tra quanto dovuto e quanto invece richiesto dalle banche, pari a 978.672 mila euro. Il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione, ritenendo non ci fossero i presupposti per esercitare l’azione penale in processo. L’avvocato difensore della coppia, Ernesto De Toni si è opposto e l’altro giorno, davanti al Gip Margherita Brunello è sfilata una pattuglia di legali dei 64 indagati, tra loro diversi big del mondo bancario italiano, tra loro Franco Antiga, Vincenzo Consoli, Augusto Fantozzi, Luciano Colombini, Cristiano Carrus, Carlo Fratta Pasini, Divo Gronchi, Flavio Trinca, Pio Bussolotto, Fabio Innocenzi e Alberto Bauli. Si tratta di manager di fama e direttori di filiali più o meno periferiche di Veneto Banca, Cariveneto, Banca Popolare di Verona e Banca Popolare di Vicenza. Il Gip Margherita Brunello si è riservata e decidere se archiviare definitivamente il procedimento, come richiesto dal pm Roberto D’Angelo.
il prestito iniziale
Valter Pegoraro e Maria Carolina Facci erano i titolari della società Agricola Agrifarm di Villa del Conte che allevava bestiame per la produzione di latte e derivati. Dai primi anni Duemila sottoscrivono una serie di mutui con diverse banche per 3,4 milioni di euro per finanziare il restauro dell’allevamento e l’acquisizione di nuovi immobili per l’azienda, contando sugli introiti garantiti dal loro business. Da quanto emerge dalla loro querela, la crisi economica e gli oneri finanziari connessi ai contratti stipulati, hanno letteralmente distrutto l’azienda, tanto che la stessa non ha più potuto far fronte al pagamento delle rate dei mutui e a rientrare dagli scoperti di conto corrente. Vedendosi oggetto di diverse procedure esecutive e istanze di fallimento, presentate dagli stessi istituti che sono stati parte attiva del fallimento della società.
la presunta usura
Le odierne parti offese si affidano a dei tecnici esperti di diritto bancario per capire se quanto richiesto fosse legittimo. È stato studiato ogni singolo contratto di mutuo, di credito di conto corrente e di leasing sottoscritto dalla Agrifarm. Sarebbe emerso una differenza tra i tassi previsti dalla legge e quelli applicati dalle banche. La conclusione che, va ribadito, ha spinto però il pm a chiedere l’archiviazione, avrebbe accertato che le banche in questione, ora fuse o assorbite, avrebbero ricevuto illecitamente da Pegoraro e Facci, 978.672 mila euro, a titolo usurario. Da questo è partita la denuncia.
l’incertezza sui tassi
Nell’opposizione alla richiesta di archiviazione l’avvocato De Toni chiede l’assunzione delle circolari interne delle banche al fine di appurare le informazioni e le deposizioni che venivano impartite agli operatori. Il pm nella richiesta di archiviazione parla di un’incertezza applicativa dei tassi d’interesse dovuto al fatto che solo nell’agosto 2009 la Banca d’Italia aveva definito delle norme precise antiusura. —
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