Interi raccolti distrutti Imprenditori costretti a chiudere l’attività

Gli agricoltori in piazza per chiedere sostegno al governo Betto (Cia): «Siamo disarmati, da Roma aiuti ridicoli»



La cimice asiatica mette in ginocchio due agricoltori padovani, costretti a cedere la propria attività.

«Ho venduto la mia azienda agricola a causa del flagello della cimice asiatica» , spiega Mauro Bertin, 59 anni, residente a San Pietro Viminario. Sino al termine del 2019, Bertin aveva tre ettari di terra nei quali coltivava pere, uno dei frutti prediletti dal dannoso insetto. «Negli ultimi anni il mio fatturato si è più che dimezzato» ha raccontato al termine della manifestazione che gli agricoltori della Cia Padova hanno tenuto giovedì a Ferrara, «raggiungevo a mala pena il pareggio fra le entrate e le uscite». Bertin ha lavorato nei campi per 43 anni, da quando ne aveva 16 e non aveva mai visto una crisi del genere, dettata, dalle conseguenze dell’imperversare della cimice, soprattutto a danno dei frutteti. E continua: «Non ci sono, almeno per il momento, delle sostanze in grado di combattere questo insetto; se aggiungiamo le malattie fungine il disastro è totale».

Bertin ha voluto partecipare alla manifestazione di Ferrara, organizzata da Agrinsieme, il coordinamento che rappresenta Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, per far sentire la sua voce.

Così come ha fatto Fabio Carraro, 45 anni, imprenditore agricolo di Campodarsego. Anche lui possiede tre ettari a vocazione frutticola in cui coltiva pesche, mele, pere e kiwi. L’anno scorso le sue entrate si sono dimezzate, sempre a causa della cimice asiatica. «Le reti che abbiamo installato non sono sufficienti» spiega Carraro «ci vorranno degli anni prima che la natura ritrovi il suo equilibrio. Nel frattempo, restiamo in gravi difficoltà visto che non abbiamo strumenti per debellare la cimice».

Insieme a loro, a Ferrara, centinaia di agricoltori uniti per portare all’attenzione dell’opinione pubblica i problemi legati al settore. «Il governo ha messo a disposizione 80 milioni di euro di indennizzo, a livello nazionale, per i danni causati dalla cimice asiatica. Una cifra ridicola» commenta il presidente della Cia Padova, Roberto Betto «ci sentiamo presi in giro. Se la situazione dovesse perdurare temo che prenderanno in mano le motoseghe per distruggere i frutteti perché ormai non rappresentano più una fonte di reddito. Chiediamo di venire ascoltati, in una logica di sostenibilità economica».

Anche Maurizio Antonini direttore della Cia Veneto condivide le richieste degli agricoltori: «Abbiamo centrato un grande obiettivo, siamo scesi in piazza uniti. Solo condividendo le stesse richieste all’unisono, siamo nelle condizioni di poter andare a Bruxelles o al Ministero delle Politiche agricole al fine di far valere i nostri diritti». Alla mobilitazione hanno partecipato pure tanti cittadini e organizzazioni di categoria per sostenere un comparto in grave difficoltà. —



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