Intesa Monselice Uno Miazzi: «Il fallimento di tante giunte»

Il Comune accetterà spazi al grezzo in uno stabile incompiuto al posto della palazzina finita che avrebbe potuto pretendere
MONSELICE. Mentre la travagliata vicenda di Monselice Uno sembra avviarsi alla conclusione, le minoranze colgono l’occasione per strigliare l’amministrazione con il monito a non ripetere gli stessi errori. «Le responsabilità politiche sono di amministrazioni diverse» commentano dal Pd «in tutte era però presente l’attuale sindaco Francesco Lunghi. La nostra diffidenza nei confronti dei numerosi accordi pubblico-privati messi in campo dall’amministrazione si fonda sull’esperienza di vicende come Monselice Uno».


Pensiero condiviso dal consigliere Bernardini (M5S): «Questa amministrazione dimostra per l’ennesima volta» giudica «di non avere buon senso: negli stessi mesi in cui si chiude (forse) la vicenda Monselice Uno, si sta compromettendo il futuro della città con decine di accordi pubblico-privati poco chiari e di dubbi interessi pubblici, in cui i privati si impegnano a realizzare opere come doveva fare Monselice Uno». È recente l’accoglimento da parte della giunta dell’ipotesi avanzata dal curatore fallimentare, che vuole mettere una “pezza” sulla falla: l’accordo è teso al recupero del controvalore di più di 600mila euro della palazzina “fantasma” mai realizzata dalla società, fallita prima di adempiere agli impegni assunti nei confronti del Comune. Se l’iter andrà in porto, al Comune spetteranno 1580 mq a uso direzionale e 376 mq a uso garage e/o magazzini nella palazzina “Sirio”, il cui livello di realizzazione è al 50%. Secondo il Pd, che continua a rimarcare l’assurdità dell’operazione Monselice Uno, la delibera prospetta una chiusura della vicenda più rosea di quello che si temeva.


È critico invece Francesco Miazzi di Nuova Monselice: «L’ipotesi» commenta «è conveniente solo sulla carta, perché si ottiene un rudere al grezzo che per essere completato avrebbe bisogno di molti lavori e di ingenti investimenti. Affermare che “il valore dei beni oggetto di acquisizione da parte del Comune è equiparabile a quello dei beni che il Comune avrebbe dovuto acquisire in virtù dell’originario accordo procedimentale” risulta alquanto azzardato. Tutti sono consapevoli delle difficoltà del mercato immobiliare e si ricorda che l’unico edificio concluso si è potuto vendere solo per un interesse politico». Si tratta, secondo Miazzi, del fallimento non solo di Monselice Uno ma anche di amministratori che da decenni favoriscono operazioni immobiliari e commerciali finalizzate alla speculazione, causando danni economici di proporzioni ingenti alla collettività.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova