Invasione dei rom in ospedale, scoppia l’ira degli utenti

Padova: Elvis Seferovic, capo dell’ex campo di via Bassette, ha donato un rene alla moglie. Un centinaio di parenti in attesa

PADOVA. Un centinaio di nomadi hanno invaso l’azienda ospedaliera per stare accanto al capo indiscusso dell’ormai ex comunità di via Bassette. L’uomo ha donato un rene alla moglie. Almeno una ventina le roulotte parcheggiate lungo via Ospedale civile.

Famiglie intere si sono riversate in massa all’interno della struttura, provocando le proteste degli altri degenti e delle loro famiglie. Per garantire l’ordine pubblico sono state mobilitate le forze dell’ordine: carabinieri e polizia hanno presidiato la zona per tutta la giornata.

La situazione ha generato malumori tra gli utenti dell’ospedale: in molti si sono rivolti al centralino dell’ufficio relazioni con il pubblico per chiedere chiarimenti.

«Sono preoccupata», spiega una padovana, «entrando all’ospedale ho visto decine di camper in sosta, occupano tutti i posti blu disponibili. Nessuno ha pagato il ticket e non capisco perché non gli venga fatta la multa. Già c’è poco parcheggio, ci mancava anche questa. Sapere che sono qui perché uno di loro è in sala operatoria, a livello umano, è apprezzabile. Però qui la situazione è fuori controllo, i sospetti e le paure non si possono nascondere. In ospedale c’è tanta gente inferma, le porte sono aperte e se poi qualcuno tenta di approfittarsene?».

Non è raro che i nomadi si spostino in massa per assistere un proprio familiare ricoverato. Nei momenti di maggior bisogno la comunità si stringe attorno al malato. Ieri tutti attendevano l’esito di un doppio intervento chirurgico.

Da un lato c’era Elvis Seferovic, 50 anni, padre di 11 figli, capo dell’ex campo nomadi via Bassette, al quale è stato espiantato un rene. Dall’altro c’era la moglie, Hanka Mujic, in dialisi da anni, che aspettava l’organo salva vita.

L’intervento, durato un paio d’ore ed eseguito dal Centro di trapianti di rene e pancreas guidato dal professor Paolo Rigotti, è riuscito. Bisognerà però aspettare ancora qualche tempo per allontanare definitivamente il rischio di rigetto.

Negli ultimi mesi, il capo della comunità nomade ha dovuto sottoporsi a molti accertamenti prima di essere dichiarato idoneo. La donazione di rene tra familiari o tra coniugi, in questi ultimi anni, è diventata sempre più frequente.

È prevista dalla legge italiana in virtù del particolare legame affettivo che esiste tra chi dona e chi riceve. Non comporta rischi per il donatore: è infatti sufficiente anche un solo rene per condurre una vita normale. Il via libera all’intervento arriva sempre da una Commissione di parte terza, costituita da membri del Centro regionale trapianti del Veneto.

Al momento i due coniugi sono ancora ricoverati in Azienda ospedaliera. Quando le loro condizioni cliniche si stabilizzeranno, saranno dimessi. «Io sono il capofamiglia e non posso sottrarmi al mio destino se mia moglie sta male» ha detto solo qualche settimana fa Elvis Seferovic a proposito della sua decisione.

«A 50 anni sono ancora in forma, gli esami sono a posto, i medici hanno detto che si può fare e per tutti questi motivi voglio fare a mia moglie il regalo più grande di tutta la nostra vita. Non posso dire di non avere paura, ma stavolta c’è in ballo la salute della persona più importante al mondo».

Il Centro di trapianto di rene e pancreas dell’Azienda ospedaliera è primo in Italia per il numero di interventi portati a termine.

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