Iov, arma hi-tech contro i tumori

Presentato dal dg Muzzio, prossimo alle dimissioni, il nuovo acceleratore lineare da 2 milioni di euro
Di Fabiana Pesci

Ha una mira da tiratore scelto. Colpisce l’obiettivo in modo preciso, efficace, salvaguardando tutto ciò che è sano. L’Istituto oncologico veneto ha appena schierato dalla sua parte una delle armi più sofisticate per sconfiggere il nemico di sempre, il tumore in ogni sua forma. Un macchinario costato una cifra da capogiro, oltre due milioni di euro, che promette di rivoluzionare il trattamento radioterapico. Ieri è andata in scena l’inaugurazione di quello che in termine tecnico si chiama acceleratore lineare. A fare gli onori di casa il direttore generale Pier Carlo Muzzio, ormai prossimo a lasciare l’incarico di manager dell’istituto di via Gattamelata, come si vocifera da tempo.

Lotta ai tumori.

La nuova macchina ha trovato collocazione nella palazzina della Radioterapia, dietro al Giustinianeo, “sede distaccata” dello Iov. A governare il braccio meccanico che si muove intorno al paziente è un unico algoritmo, una formula matematica “semplice” che dà la possibilità di controllare in modo millimetrico il raggio che va a colpire il tumore. Risultato? La macchina riesce a “pennellare” la dose di radiazione sul tumore, con precisione puntiforme, risparmiando i tessuti sani vicini. Le due armi d’elezione utilizzate contro le patologie neoplastiche infatti non mancano di provocare spesso danni collaterali pesanti. Chemio e radio tradizionali non sparano proprio alla cieca, ma di certo non ci vanno per il sottile: colpiscono il tumore, ma danneggiano anche il tessuto circostante.

Innovazione e investimenti.

«Siamo di fronte a un gioiello», ha affermato il presidente della Regione Luca Zaia, ospite d’onore dell’evento, «che colpisce solo le cellule malate. Passatemi l'accostamento, ma è un po’ la filosofia del nostro nuovo piano socio-sanitario: eliminare ciò che non è utile e potenziare tutto quello che è alta specializzazione e quindi migliori cure e assistenza al malato». Zaia ha sottolineato i vantaggi, in termini di economia sanitaria, che seguiranno all’introduzione di questa nuova tecnologia: «Si potrà raddoppiare il numero di pazienti che può sottoporsi giornalmente alla terapia, tagliando le liste d’attesa e riducendo i costi», ha aggiunto il presidente, che non ha mancato di ringraziare il presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Antonio Finotti ha finanziato l’acquisto con un assegno da due milioni di euro. Lo Iov invece ha sborsato 400 mila euro per racchiudere il macchinario in un maxi bunker per impedire alle radiazioni di diffondersi all’esterno.

Dimissioni in vista.

Ieri Pier Carlo Muzzio, professore ordinario della facoltà medica, descrivendo l’attività dello Iov tra 2006 e 2013, si è fatto scivolare una frase che lascia pochi margini di interpretazioni. Ha affermato che è terminata la fase sperimentale e di avviamento della struttura. Un capitolo che si chiude quindi, in attesa che si apra una nuova fase. Muzzio non conferma, ma nemmeno smentisce. Nell’arco di pochi giorni la vicenda assumerà contorni più definiti. Ieri ha fatto la sua prima uscita ufficiale Giorgio Palù, ex preside della facoltà di Medicina e neo direttore scientifico dell’istituto di via Gattamelata.

Polemiche.

L’inaugurazione della nuova macchina ha dato la possibilità a Zaia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe in materia di ospedali aperti di notte: ««Ringrazio Milena Gabanelli per la precisazione pubblicata sul sito della trasmissione perché delle due macchine incriminate, una era destinata alla dismissione e l'altra riservata ai malati infettivi».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova