Ira di Padova: «In casa di riposo effetti del virus micidiali solo sul piano economico»

Fabio Incastrini, presidente di Altavilla Ira, fa il punto della situazione e individua le difficoltà attuali: a cominciare dal bilancio fortemente a rischio 
Il president della casa di riposo Fabio Incastrini (a sinistra) riceve il sigillo del Lions
Il president della casa di riposo Fabio Incastrini (a sinistra) riceve il sigillo del Lions

PADOVA. «Il 10% dei nostri ospiti, ovvero 50 persone su 500, sono state trovate positive al coronavirus. Solo in via Beato Pellegrino, nessuno invece al Piaggi e a Selvazzano. Di questi 2-3 sono deceduti, ma non per il virus: erano persone già gravemente ammalate, con serie patologie che, in più, sono risultate positive. I decessi sono in linea con gli anni passati, anzi, alcuni in passato l’influenza ha fatto più vittime. Adesso tutti sono negativi».

Il presidente della casa di riposo AltaVita, Fabio Incastrini, fa il punto su come la struttura dedicata agli anziani, con sede principale in via Beato Pellegrino, abbia retto allo “tsunami” Covid-19.

Uno degli scatoloni contenenti le mascherine regalate agli operatori
Uno degli scatoloni contenenti le mascherine regalate agli operatori


«Rispetto al personale, invece, 20 dipendenti sono risultati positivi (su 500), a oggi tutti perfettamente guariti. Tuttavia gli esami sierologici danno spesso tanti falsi positivi, il che significa collaboratore a casa per 10 giorni, il tempo che arrivi il risultato del tampone. Economicamente questo è pesante: bisogna pagare (giustamente) il lavoratore e intanto sostituirlo, quindi pagare doppio. Noi non possiamo contare sulla cassa integrazione, né abbiamo avuto aiuti regionali. La Regione impone le regole, però poi ci dice che siamo autonomi: delle due, l’una. In tutta questa situazione ci abbiamo rimesso molto, tanto che è a rischio il bilancio dell’anno prossimo, ma dovevamo scegliere tra economia e vita e abbiamo scelto la vita».

Sono stati mesi impegnativi e faticosi per tutti: «Il personale è stato straordinario, ha lavorato per 8 ore al giorno con due mascherine, tre paia di guanti, i copri calzari, la cuffia, la visiera e un camice impermeabile da astronauta. Le famiglie erano legittimamente preoccupate: durante il lockdown abbiamo garantito le videochiamate ogni giorno o, al massimo, ogni due giorni, comprando a spese nostre i dispositivi. Inoltre lo psicologo e gli animatori hanno lavorato ogni giorno per evitare complicazioni collaterali come la depressione. Abbiamo riflettuto a lungo sulla riapertura ai parenti e, da qualche settimana abbiamo organizzato una calendarizzazione che dia spazio a tutti e sempre con i presidi di sicurezza. Per fortuna in tutte le sedi abbiamo sufficiente spazio esterno e il tempo ci sta aiutando».

TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - LIONS CONSEGNA MASCHERINE ALL’IRA
TOME -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - LIONS CONSEGNA MASCHERINE ALL’IRA

Agire repentinamente si è rivelato decisivo, ma poteva essere una strage: «Abbiamo deciso di chiudere tutto da subito, di fare i tamponi a tappeto, di spostare i positivi in un reparto Covid apposito, evitando il più possibile (in accordo con l’Usl) l’ospedalizzazione degli anziani che è sempre un trauma». Con il senno del poi, il presidente Incastrini dice «menomale». Nella casa di riposo AltaVita Ira sono stati i primi a redigere un protocollo di azione, poi ripreso perfino dalla Regione: «Abbiamo cercato le mascherine e i presidi da subito» aggiunge, «acquistandoli anche all’estero quando sono esaurite quelli generosamente regalati dal Comune. E continueremo ad usarli anche nelle prossime settimane».

 

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