"Isabella, due martellate e un sacco in testa"

PADOVA. Ammazzata con almeno due colpi di mazzetta: il primo sferrato nella parte davanti del capo in un faccia a faccia tra vittima e carnefice, il secondo inferto da dietro aggredendo di spalle la vittima. Poi un sacchetto di plastica infilato nella testa per evitare eccessivo spargimento di sangue difficile da cancellare nella cucina della villetta situata a Noventa Padovana in via Sabbioni 11.
Almeno due colpi mortali. Ecco i nuovi particolari sull’assassinio dell’impiegata di Albignasego per mano di Debora Sorgato, secondo la confessione della tabaccaia di Camponogara Manuela Cacco, ora detenuta nel carcere femminile la Giudecca di Venezia. E chi c’era in quella cucina, palcoscenico della macabra e crudelissima esecuzione organizzata e premeditata da tempo? Soltanto Debora e Isabella, l’omicida e la sua preda indifesa. Sul punto sarebbe stata precisa Manuela Cacco, pure indagata per il concorso nel delitto (e anche per l’occultamento del cadavere). Freddy non sarebbe stato nella stanza al momento del delitto, forse si trovava addirittura al piano superiore.
La vittima sola con la carnefice. Un tentativo estremo da parte della Cacco di salvare l’uomo del suo cuore dall’accusa più grave? O il racconto di una realtà vissuta in prima persona quella maledetta notte del 16 gennaio scorso? Manuela ha ricostruito il suo arrivo nella villetta intorno alla mezzanotte e tre quarti: sembra che la donna avesse la disponibilità di un paio di chiavi per entrare in casa e che abbia aperto la porta senza l’aiuto di nessuno. Per mezz’ora ha girovagato nella rete di stradine intorno all’abitazione: era stato fissato l’appuntamento con Freddy per andare a ballare al “Relax” ma sapeva che lui era andato a cena con la “rivale” Isabella e aveva aspettato un po’ prima di disturbare l’amico-amante. «Appena entrata in casa sono subito andata in bagno» ha ricostruito. Poi si dirige in cucina dove si trovano i fratelli Sorgato. L’aspettano. Con un atteggiamento strano. Manuela si accorge subito che sono tutti e due turbati. Subito è informata dell’avvenuto massacro.

Il sacchetto in testa. Un massacro che le viene descritto nei particolari: l’aggressione di Isabella affrontata da Debora con la mazzetta, un primo colpo nella parte anteriore della testa, un secondo nella parte latero-posteriore, il sangue e il sacchetto per evitare l’imbrattamento eccessivo. Certo è che l’esame medico legale sul cadavere, qualora fosse ritrovato, potrebbe confermare o meno (senza ombra di dubbio) la veridicità del resoconto fornito dalla Cacco, difesa dall’avvocato Alessandro Menegazzo. Un resoconto al quale, tuttavia, gli inquirenti hanno attribuito rilievo di fronte alle tracce biologiche recuperate nella cucina, anche se gli esiti non sono ancora disponibili in via definitiva prima del weekend o degli inizi della prossima settimana.
Dna e tracce. E per quanto riguarda la “voce” di una traccia di Dna maschile rinvenuta sempre nella cucina della casa? «Al momento non c’è nessun riscontro di traccia di Dna maschile» puntualizzano fonti investigative.
Fratelli in silenzio. Restano in un assordante silenzio i due principali indiziati, Freddy Sorgato (difeso dai penalisti Massimo Malipiero e Giuseppe Pavan) e la sorella Debora (difesa dagli avvocati Roberto Morachiello e Francesco Lava). Silenzio confermato prima davanti al gip Cristina Cavaggion nell’interrogatorio per la convalida del fermo scattato il 16 febbraio (in quell’occasione solo due spontanee dichiarazioni, lei: «Non ho fatto del male alla signora Isabella Noventa»; lui: «Ho soffocato Isabella durante un gioco erotico, una pratica che facevamo come coppia nei rapporti sessuali»). Poi silenzio assoluto. Il 7 marzo viene annullato a sorpresa un interrogatorio dei due fratelli organizzato dagli inquirenti: non serve, Manuela sta già parlando dal 25 febbraio. Infine il 23 marzo ultimo interrogatorio previsto per Freddy e Debora che, di nuovo, stanno zitti pur messi di fronte alla confessione di Manuela Cacco. Non parla neppure Debora, nella posizione più difficile: lei, a casa, ha lasciato un figlio minorenne.
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