Uccise nel water la figlia appena nata: «Sapeva di essere incinta». Nel cellulare ricerche sulla gravidanza
L’infanticidio di Piove di Sacco dell’ottobre 2024. La procura chiude le indagini: la 29enne italo-brasiliana avrebbe ucciso la figlia annegandola nel wc. Esclusa l’infermità mentale: è accusata di omicidio volontario e potrebbe finire in Corte d’assise

Sapeva di essere incinta. E avrebbe avuto il tempo di prepararsi, o almeno di chiedere aiuto. Invece Melissa Russo Machado, 29 anni, è accusata di avere partorito in un bagno e di aver ucciso la propria figlia appena nata, lasciandola annegare nel water.
Ora, a distanza di sette mesi da quella notte di ottobre, la procura di Padova ha chiuso le indagini preliminari: tra gli atti depositati anche il contenuto delle ricerche trovate nel cellulare della donna, che dimostrerebbero una piena consapevolezza dello stato di gravidanza. Si avvicina così la possibilità che per la 29enne si aprano le porte della Corte d’assise: l’accusa è di omicidio volontario aggravato.
Una perizia psichiatrica ha inoltre stabilito che la donna fosse capace di intendere e di volere. L’accertamento, chiesto dal pubblico ministero Sergio Dini, è stato svolto in incidente probatorio e varrà come prova dibattimentale.
Due i periti nominati dal gip Domenica Gambardella. Entrambi hanno escluso l’infermità mentale della donna, rigettando l’ipotesi di un gesto compiuto in stato di totale dissociazione. La difesa ha chiesto una nuova valutazione, puntando sui diari personali della donna, dove la 29enne italo-brasiliana si definiva «un vampiro».
Era il 29 ottobre scorso quando il corpo della neonata è stato trovato nel bagno dell’appartamento sopra al locale di lap dance “Serale Club”, a Piove di Sacco. Melissa Russo Machado viveva lì da qualche tempo.
Secondo le indagini, avrebbe partorito da sola nella notte, con un travaglio che si sarebbe consumato direttamente in bagno. La bambina, di 3 chili e mezzo, 51 centimetri, era sana. È stata trovata nella tazza del water, a testa in giù. Secondo la ricostruzione, la madre avrebbe premuto più volte lo sciacquone tentando di far sparire il corpo, ma il corpicino aveva ostruito il sifone.
La stanza era imbrattata di sangue. L’allarme al 118 è scattato poco dopo le 4 del mattino. Quando il personale sanitario è entrato nella stanza, ha trovato la donna sotto choc e la bimba ormai priva di vita. È il medico del Suem a chiamare i carabinieri. Melissa Russo viene fermata poche ore dopo con l’accusa di omicidio volontario aggravato. In ospedale nega: «Non sapevo di essere incinta», ha raccontato agli investigatori. Ma il contenuto dello smartphone, oggi agli atti, fornisce una versione diversa.
Dopo un periodo di custodia in carcere, ora la 29enne si trova ai domiciliari nella casa dei genitori, a Cassano delle Murge, in provincia di Bari. Nei prossimi mesi il giudice per le udienze preliminari dovrà decidere se disporre il rinvio a giudizio. Trattandosi di un’accusa di omicidio volontario, punibile con l’ergastolo, è escluso il rito abbreviato.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova