Isc, in crisi i grandi marchi L’azienda dichiara 127 esuberi
Centoventisette esuberi da individuare all’interno del nuovo ramo d’azienda ceduto dal Gruppo Moncler al fondo d’investimento anglo-americano Emerisque che gestisce la produzione e la commercializzazione dei marchi Henry Cotton’s, Cerruti, Coast Weber Ahaus e Marina Yachting. Settanta lavoratori da mandare a casa dalla nuova sede centrale di Isc (Industries Sportwear Company), che si trova in via Maderna a Mestre (dove ci sono anche il laboratorio per la modelleria ed un grande spaccio) e 15 nella sede di Via Venezia a Trebaseleghe; gli altri in alcune aziende affiliate e outlet nel Nord Italia. È la notizia che i rappresentanti di Isc hanno comunicato ai sindacati di categoria, sia provinciali che regionali, durante un infuocato incontro, che si è tenuto due giorni fa nella sede di Confindustria, a Padova. Immediata la reazione dei rappresentanti dei lavoratori guidati dai sindacalisti della Cgil Stefano Facin e Maristella Viola e da Angelo Levorato e Gregorio Loreggian, della Cisl. «Lunedì prossimo faremo assemblea in orario di lavoro sia nella sede di Trebaseleghe che in quella di Mestre», spiega il segretario regionale della Filctem, Facin, «È una decisione inaccettabile. In pratica i titolari del fondo Emerisque, gli stessi che hanno effettuato un’operazione simile alla Marlboro di Vicenza, hanno deciso di dimezzare l’organico. Sappiamo che i marchi Cotton’s, Cerruti e Marina Yatching, non vanno bene come la griffe Moncler, che invece naviga a vele spiegate. Ma questo non è certo un buon motivo per mandare a casa127 persone». Categorico anche il commento della collega Maristella Viola: «Come mai, sino a pochi giorni fa, si parlava di mettere in mobilità solo 13 lavoratori, mentre oggi i delegati italiani del Fondo Emerisque hanno deciso di mandare via 127 dipendenti?», dice la segretaria della Filctem padovana. Preoccupata l’amministrazione comunale di Trebaseleghe: «Ci mancava quest’altra crisi», sottolinea l’assessore alle attività produttive Rinaldo Casarin, «Siamo davanti a un altro durissimo colpo all’economia del territorio che ha sempre avuto un buon tessuto, sia produttivo che commerciale. A questo punto devono entrare in campo anche la Regione e le amministrazioni provinciali di Padova e di Venezia: 127 posti di lavoro a rischio sono veramente tanti».
Felice Paduano
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