Italcementi, a ottobre scade l’autorizzazione

L’assessore provinciale Fecchio: «Serve il permesso ambientale per l’attività» Senza una proroga la chiusura dello stabilimento sarà inevitabile e anticipata
Di Francesca Segato
Monselice, 07.08.2013.Chiusura definitiva stabilimento Italcementi.Nella foto: il sit-in organizzato dai lavoratori.ph. Zangirolami
Monselice, 07.08.2013.Chiusura definitiva stabilimento Italcementi.Nella foto: il sit-in organizzato dai lavoratori.ph. Zangirolami

MONSELICE. Rischia di chiudere i battenti addirittura alla fine di ottobre lo stabilimento Italcementi di Monselice. Il prossimo 29 ottobre, infatti, scadrà l’autorizzazione provvisoria all’impianto rilasciata dalla Provincia di Padova. E dopo quella data, per continuare a produrre, l’azienda avrebbe bisogno di una nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. Ma il timore è che questa diventi la data di scadenza per la vita dell’impianto. Anticipando così ulteriormente la chiusura, annunciata pochi giorni fa per il 31 dicembre. A precisare la situazione è l’assessore provinciale all’Ambiente Mauro Fecchio: «Attualmente la ditta può lavorare sulla base di un’autorizzazione provvisoria che ha validità fino al 29 ottobre 2013. Oltre questo termine, per poter continuare l’attività, la ditta dovrà essere in possesso della nuova Autorizzazione definitiva, già predisposta dall’Amministrazione provinciale. Solo quest’ultima prevede che alla data della cessazione dell’attività debba essere presente uno specifico piano di dismissione dell’intero stabilimento per il ripristino ambientale». Il problema è che l’Aia predisposta in Provincia, in realtà, è quella predisposta nel procedimento per il revamping. Per ottenerla, l’azienda dovrebbe realizzare tutta una serie di lavori, richiesti come prescrizioni, ma che a questo punto diventano improponibili. Scaduta l’autorizzazione, e in assenza di una nuova Aia, nello stabilimento non si potrà più produrre cemento, nemmeno come semplice centro di macinazione. E non resterebbe altro futuro che lo smantellamento. L’unica via per aggirare questo ostacolo e prolungare almeno di qualche mese la vita dello stabilimento sarebbe ottenere una sorta di autorizzazione provvisoria, che non preveda prescrizioni in termini di lavori da attuare. Ma l’ipotesi pare abbastanza remota. Intanto, ieri mattina, sono tornati a riunirsi in assemblea i lavoratori: i delegati sindacali hanno riportato i contenuti dell’incontro svoltosi l’altro ieri nella sede di Confindustria a Padova. «L’assemblea è stata calda» ammette Luca Andreetto della Rsu, “alcuni colleghi hanno percepito come una resa il fatto che non siamo riusciti a far tornare l’azienda sui suoi passi. In realtà abbiamo raggiunto un accordo sui punti che ci stavano a cuore: verso metà settembre avremo l’incontro a Roma con l’azienda e nel frattempo speriamo che la politica, in particolare il ministro Zanonato, possa risolvere questa drammatica situazione». I lavoratori però mettono in chiaro: tregua sì fino a settembre, ma se nel frattempo dovesse iniziare lo smantellamento dell’impianto la risposta sarà immediata. Tanta la rabbia verso l’azienda. «È venuta meno ai patti” afferma Andreetto, «inoltre da un social network abbiamo appreso che ha ritirato la denuncia nei confronti dei comitati, ci sembra una presa in giro verso i lavoratori». Controbatte ai colleghi Piva e Corso, invece, il sindaco Francesco Lunghi: «Senza ricorsi il revamping poteva partire nel 2011. Nella mia maggioranza c'è stata una discussione accesa, ma alla fine il consiglio comunale aveva approvato la convenzione con Italcementi. Non si nascondano dietro la motivazione della crisi: se il revamping fosse stato fatto nel 2011, oggi a saltare sarebbe stato quello di Rezzato». Per la consigliera del Parco Colli Beatrice Andreose, invece, il Parco deve assumere la regia delle operazioni per ricollocare i lavoratori.

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