LA BOTTEGA DEI SUICIDI

Patrice Leconte (Il marito della parrucchiera, L’uomo del treno), per il suo debutto nel cartoon, sceglie di adattare per lo schermo l’omonimo romanzo di Jean Toulè - “La bottega dei suicidi” -, ambientato in una città grigia e piovosa, dove si registra un tentativo di suicidio ogni quaranta minuti. Un manna per la famiglia Tuvache che offre agli aspiranti suicidi ogni genere di strumento per un trapasso in grande stile: dal veleno, alla corda, dalle pistole, alle spade per il seppuku. Ma la pecora “bianca” della famiglia, il terzogenito Alain, autentico cuorcontento, dimostrerà a tutti quanto può essere colorata la vita. “La bottega dei suicidi” deve molto al cinema di Tim Burton, anche se, stilisticamente, siamo più dalle parti dell’animazione artigianale di “Appuntamento a Belleville”.
Eppure, il film di Leconte non ha né la leggerezza del primo, né la poesia del secondo. Tra gag lugubri, siparietti musicali monocordi e slogan grotteschi, “La bottega dei suicidi” mostra - è proprio il caso di dirlo - la corda. Evitato in extremis il divieto ai minori, il film rimane una scommessa molto ardita dei distributori italiani, tra echi cinefili (da Carnè allo spogliarello della Loren di “Ieri, oggi, domani”) e toni funerei. (m.c.)
Durata: 85’. Voto: **
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