La centrale è in abbandono doppia beffa per le famiglie

Costata un milione di euro, costruita dal bacino dei rifiuti Padova Tre Srl, entrata in funzione nel 2012, la centrale geotermica che avrebbe dovuto riscaldare d’inverno e rinfrescare d’estate gli oltre trenta alloggi del quartiere “Levante Ferrovia” di Battaglia Terme è in totale stato di abbandono dalla fine del 2017. Considerato un gioiello della tecnologia avanzata, capace di produrre energia rinnovabile tramite la geotermia che attraverso una sonda è in grado di sfruttare la temperatura costante della terra in profondità, la centrale oggi vale qualche decina di migliaia euro ed è diventata un giaciglio per alcuni senzatetto.A provocare questa paradossale situazione che ha creato non pochi problemi alle famiglie del quartiere, è stato il crac della Padova Tre Srl, la società di proprietà di 56 comuni della Bassa che si occupava della raccolta e smaltimento dei rifiuti, fallita alla fine del 2017. Da allora la centrale è stata spenta e da una stima fatta fare dal curatore fallimentare l’impianto ha il valore del ferro vecchio. Con la centrale è stato spento anche l’impianto fotovoltaico installato sul tetto del fabbricato e capace di produrre circa 10 Kw.
I DISAGI
Per continuare a scaldarsi e ad avere acqua calda nei bagni, ognuna delle 16 famiglie collegate alla centrale che è dimensionata per oltre 30 alloggi, hanno dovuto ricorrere, prima dell’inverno scorso, all’installazione di una caldaia autonoma. La maggior parte allacciate alla rete del metano. Chi non ha potuto costruire la canna fumaria ha dovuto optare per la pompa di calore collegata alla rete elettrica. Un intervento che è costato tra i 5 e i 10 mila euro a nucleo familiare a seconda della tipologia della caldaia e delle modifiche da apportare all’impianto. Anche perché hanno dovuto ricavare, chi all’interno e chi all’esterno del fabbricato, un locale caldaia. «Per alcuni di noi è stato un salasso», afferma un residente. «Abbiamo sperato che qualcuno potesse subentrare alla Padova Tre Srl ma non si è fatto vivo nessuno anche perché, non si sa per quale motivo, ci è stato detto che la centrale lavorava in perdita. Quando abbiamo acquistato le case credevamo di avere degli impianti altamente moderni, a basso impatto ambientale, un sogno che è durato poco più di un paio d’anni».
IL DEGRADO
Il fabbricato ad un piano che ospita gli apparati è accessibile a chiunque. La porta del grigliato in ferro che protegge la centrale è aperta. Dentro ci sono coperte, giubbotti e altri indumenti che fanno pensare che tra le pompe e gli scambiatori di calore ci passi la notte qualcuno. L’odore tutt’intorno è nauseabondo e in mezzo all’erba ci sono rifiuti di ogni genere. «Cerchiamo di tenere lontano dal fabbricato i nostri bambini perché temiamo si possano far male», spiega un abitante. «Ci risulta che sia diventato il posto ideale per i tossici. Tempo fa è sparito il computer che comandava gli apparati, prima o poi incominceranno a smontare le pompe e le tubature per recuperare acciaio e rame».
LA CENTRALE
Avrebbe dovuto assicurare il riscaldamento e il rinfrescamento, oltre all’acqua calda per i bagni e le cucine, ai 36 appartamenti della lottizzazione Levante Ferrovia e ad altrettanti che avrebbero dovuto sorgere sul lato opposto della linea ferroviaria Padova-Bologna. A causa della sopraggiunta crisi del settore immobiliare la metà delle villette del primo lotto sono ancora invendute. Le famiglie che ci abitano sono 16, mentre non c’è traccia del secondo lotto. La lottizzazione è stata realizzata, in parte in convenzione con il Comune, dalla “Agricola Rufina” dei fratelli Emo Capodilista Maldura. La nota famiglia che a Roma possiede Palazzo Grazioli, sede di Forza Italia. —
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